F1, GP Bahrain a rischio: proteste per un ragazzo ucciso

Pubblicato il 1 Aprile 2012 - 12:31 OLTRE 6 MESI FA

F1 (LaPresse)

ROMA – “Sono abbastanza rilassato nel correre in Bahrain”. Michael Schumacher ha affrontato in questi termini la vicenda relativa alle proteste dei civili contro il regime di Hamad bin Isa Al Khalifa, che potrebbero turbare lo svolgimento del GP previsto domenica 22 aprile.

“Si tratta per loro di un evento fondamentale. In altri luoghi del mondo vi è la possibilità di pensare ad avvenimenti simili, ma noi evitiamo”, ha commentato il 7 volte campione del mondo e attuale pilota della scuderia Mercedes. Di tenore simile il commento di Sebastian Vettel, attuale detentore del titolo piloti. “E’ stato deciso che si correrà in tutta sicurezza e quindi non dobbiamo preoccuparci. Sono ottimista che tutto andrà bene”, ha ammesso il 24enne della Red Bull.

“Verranno assunte tutte le misure” per garantire la sicurezza dei team e dei tifosi presenti durante il Gran Premio di Formula 1 in Bahrain, che si svolgerà domenica 22 aprile. Lo ha garantito Sheik Salman bin Isa Al-Khalifa, amministratore delegato del circuito mediorientale, per poi rivelare che il paese “è sulla strada della riconciliazione” politica dopo le tensioni anti-governative delle scorse settimane.

Scontri sono scoppiati oggi in Bahrain nella città orientale di Sitra, importante polo petrolifero, dove migliaia di sostenitori dell’opposizione hanno marciato urlando slogan contro la monarchia al potere e chiedendo il rilascio dei prigionieri politici. La polizia in tenuta antisommossa ha lanciato gas lacrimogeni e granate stordenti sulla folla. I dimostranti chiedevano inoltre che fosse annullato il Gran premio di Formula 1, che dovrebbe tenersi in Bahrain fra tre settimane, come protesta per un ragazzo ucciso dalle forze dell’ordine.

Un ragazzo di 22 anni è stato colpito a morte durante una protesta antigovernativa a Salmabad, appena fuori da Manama.  Ahmed Ismail, secondo quanto ha riferito suo cugino stava scattando foto del corteo quando “uomini della milizia” gli avrebbero sparato da un’auto.

Proprio oggi Amnesty International ha invitato il Bahrain a liberare l’attivista per i diritti umani Abdulhadi al-Khawaja, che sta scontando l’ergastolo, perché è in sciopero della fame da 51 giorni e si teme che la sua vita sia a rischio. Al-Khawaja è stato arrestato nell’aprile del 2011 e condannato per il suo ruolo nella rivolta della maggioranza sciita nel regno del Golfo.