Marco Pantani, esclusa aggressione. Perito: “Ferite compatibili con caduta”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Dicembre 2014 - 15:30 OLTRE 6 MESI FA
Marco Pantani, esclusa aggressione. Perito: "Ferite compatibili con caduta"

Marco Pantani (LaPresse)

ROMA – Le nuove analisi disposte dalla Procura di Rimini hanno dato lo stesso risultato dei primi esami sul corpo di Marco Pantani. Intanto, 5 agenti che, all’epoca, si occupavano delle indagini annunciano querele per la “gogna mediatica” nei loro confronti.

Le ferite sul corpo di Marco Pantani risulterebbero compatibili con una caduta. L’elemento filtra dall’accertamento medico-legale disposto dalla Procura di Rimini per far luce, a 10 anni di distanza, sulle cause della morte del campione di ciclismo. Il documento depositato da Franco Tagliaro, incaricato dopo che il caso è stato riaperto sulla base di un esposto della famiglia di Pantani, confermerebbe quindi la ricostruzione del medico che fece l’autopsia nel 2004.

La procura valuterà a breve se ripetere anche gli esami tossicologici, come previsto dall’incarico. E se i risultati dell’accertamento medico legale andranno approfonditi e valutati dai Pm che indagano per omicidio volontario, la riapertura delle indagini sui fatti di 10 anni fa, ma anche i discorsi che vi girano attorno, continuano a generare discussioni e prese di posizione.

E’ di ieri, lunedì 1 dicembre, la notizia che cinque poliziotti in servizio nel 2004 alla squadra mobile della Questura di Rimini e che indagarono sulla morte hanno dato mandato a due avvocati, Moreno Maresi e Mattia Lanciani, di procedere in giudizio contro tutti coloro che hanno diffuso “notizie gravemente lesive” della loro reputazione.

Sono il vice questore Sabato Riccio, che allora dirigeva la Mobile, il commissario capo Giuseppe Lancini, gli ispettori capo Daniele Laghi e Vladimiro Marchini e il sovrintendente capo Walter Procucci.

“Non pare più possibile rimanere silenti – hanno spiegato i legali – e soprattutto continuare a tollerare un linciaggio mediatico che ha assunto proporzioni inaccettabili e che appare alimentato da strumentali e apodittiche ricostruzioni dei fatti, spesso accompagnate dalla diffusione di fatti manifestamente travisati”. Nel mirino c’è evidentemente anche la linea dell’avvocato Antonio De Rensis, legale della famiglia che ha fatto riaprire l’inchiesta.