Michele Pini, il calciatore che smette di giocare per andare a fare l’operaio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Marzo 2015 - 14:10 OLTRE 6 MESI FA
Michele Pini, il calciatore che smette di giocare per andare a fare l'operaio

Michele Pini, il calciatore che smette di giocare per andare a fare l’operaio

BRESCIA – Lascia scarpini e pantaloncini per mettere un’altra tuta: quella da operaio. Michele Pini, 29 anni da Manerbio (Brescia) ha deciso: a fine anno smetterà con il calcio, gioca con il Lumezzane, Lega Pro, e andrà a lavorare in fabbrica. Scelta inusuale che fa riflettere. Anche perché, almeno all’inizio, Pini guadagnerà meno di quanto prendeva da calciatore. Ma scelta lungimirante per un ragazzo che sta per diventare padre e che alla soglia dei 30 anni si è chiesto che cosa fare “da grande”.

Pini, proprio per la sua scelta, è stato intervistato dal sito Sportlive. E là racconta come è maturata la sua decisione. Un ruolo chiave l’ha avuto l’arrivo del figlio:

“Ha inciso sulla mia decisione, che ho preso pensandoci molto anche se in pochi giorni, ma non è stato l’unico elemento. A fine stagione sarebbe scaduto il mio contratto col Lumezzane: vedere avvicinarsi questa data senza avere un’alternativa è un conto; sapere che c’è altro che poi andrai a fare è un altro”.

Come operaio guadagnerà meno, ma neanche così tanto di meno:

“Prendevo il minimo salariale previsto per la Lega Pro (26.033,00 euro lordi, circa 1500 euro al mese, ndr). Il salario che percepirò sarà invece quello previsto per un operaio: guadagnerò quindi meno, ma in un ambiente di lavoro con delle prospettive di crescita”.

Se non altro le prospettive di medio termine sono migliori. Ancora Pini:

“Comincerò (in fabbrica, ndr) appena avrò sistemato tutti gli aspetti burocratici: proprio ieri ho portato dei documenti in azienda. Lavorerò otto ore al giorno e, fino all’estate, avrò una sorta di contratto di apprendistato: dopo, se tutto andrà bene ed entrambi le parti saranno soddisfatte, avrò un contratto a tempo indeterminato”.

La crisi nel calcio si sente, spiega Pini

“non solo nelle serie inferiori ma anche in A, come dimostra il caso-Parma. Un giocatore che fa la carriera in C a un certo punto deve capire che è il momento di cambiare e di fare una scelta: la vita da atleta non dura molto e con lo stipendio che si prende in Lega Pro non ci si può permettere di non fare più nulla dopo aver smesso”.