Pelè a Che tempo che fa tra Brasile, infanzia, Maradona e Gianni Rivera VIDEO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Aprile 2021 - 10:24 OLTRE 6 MESI FA
Pelè a Che tempo che fa tra Brasile, infanzia, Maradona e Gianni Rivera VIDEO

Pelè a Che tempo che fa tra Brasile, infanzia, Maradona e Gianni Rivera

Pelè a Che tempo che fa ha parlato di Brasile, della sua vita, di Maradona e di Gianni Rivera. Il giocatore forse più forte di tutti i tempi ha elogiato il primo calciatore italiano a vincere il Pallone d’Oro. Anche Rivera era collegato con lo studio di Fabio Fazio.

Pelè parla di suo padre

“Oggi si dice che bisogna avere grinta, essere forti. A quei tempi mio padre diceva di avere fegato perché è un organo fondamentale dell’essere umano, principalmente per quelli che bevono tanto. Se il fegato non funziona bene, come il cuore, poi non si sta bene! (…)

Mio padre era un giocatore di calcio, il numero 9, il centravanti, aveva fatto tanti goal di testa; l’unica cosa che volevo che Dio mi desse era giocare tanto bene quanto mio padre, io volevo essere uguale a mio padre e Dio mi ha dato tutto ciò, per questo mi commuovo quando parlo di questo. Devo ringraziare Dio per tutto quello che ho ricevuto in seguito. (…)

Uno dei consigli più importanti ricevuti da mio padre, non solo per lo sport ma per la mia vita, è ‘Non pensare di essere migliore e più importante degli altri, la cosa più importante è Dio, che ti ha dato questa opportunità, sei uguale agli altri, quindi rispetta molto le persone e pensa di fare sempre del tuo meglio”.

Pelè parla della sua infanzia

“Mi ricordo della mia infanzia, io volevo un giorno essere uguale a mio papà che era un cannoniere ma non avrei mai immaginato quello che poteva succedere. Una cosa che dico sempre e che poche persone sanno al mondo e che dico ai miei amici italiani: il mio nome è Edson, dopo hanno iniziato a chiamarmi Pelé e io litigavo con tutti quanti perché non mi piaceva il soprannome Pelé. Io ero un fan di Thomas Edison che era un uomo importante e tutti quanti mi chiamavano Pelé”.

L’arrivo in Svezia per i Mondiali del 1958 e la scoperta che non c’erano persone di colore

“Innanzitutto è stata una sorpresa che il Brasile andasse ai Mondiali, così come la mia convocazione, non immaginavo di essere convocato nella Nazionale brasiliana a 16 anni. Che esagerazione! Non pensavo di arrivare in Svezia e vedere che c’erano tante persone diverse dai brasiliani. Quando siamo arrivati in aeroporto guardavo in giro e non c’erano persone di colore e io chiedevo quale Paese fosse senza persone del mio colore! Partita dopo partita mi hanno spiegato e ho cominciato a capire, è stato un cambiamento incredibile nella mia vita”.

Pelè sulla finale dei Mondiali del 1958 Brasile – Svezia

“Non posso dimenticare quel momento; mi ricordo come se fosse oggi che la gente mi diceva ‘Sei troppo giovane per un Mondiale, hai 16 anni, questa è una finale, c’è tutto il mondo che guarda’ e oggi penso ‘Quanto è stato buono Dio nei miei confronti, mi ha dato la forza di un adulto perché ero davvero un ragazzino’, così come devo ringraziare il popolo del mondo intero, perché ricevo tanti messaggi, abbracci, onori, dall’Europa, dall’Africa, dall’Asia e voglio ringraziare tutti quanti voi per l’affetto meraviglioso che sto ricevendo”.

Pelè su Gianni Rivera

“Ringrazio Gianni Rivera perché tutte le volte che parla io mi commuovo e lui ha sempre detto queste cose su di me; giocava contro di me e mi ha sempre elogiato! È una cosa molto emozionante, grazie Rivera, il mondo dovrebbe essere così, tutte le persone dovrebbero essere come Rivera. Che Dio ti protegga e che protegga anche la tua famiglia”. 

Come fa a ricordarsi tutti i 1.283 goal della sua carriera?

“Ricordarseli tutti è un po’ difficile ma io ho una buona memoria! Alcuni di loro non li dimenticherò mai, come quello della finale (del 1958) che mi ha aperto le porte al mondo”.

Pelè e il Mondiale più importante

“Difficile dire se è stato (più importante) il primo Mondiale del 1958, quando nessuno conosceva il Brasile e io ero un giovane campione, o se è stato il terzo Mondiale, l’ultimo a cui ho partecipato, ma devo ringraziare Dio perché tutti i momenti sono stati importanti”.

Pelè e l’importanza del numero 10

“Quando scherzo dico sempre che una volta quandp un alunno a scuola prendeva il voto 10 non davamo molto importanza ma dopo Pelé, dopo il Mondiale, il è diventato un numero molto importante”.

Pelè e la ginga

“La ginga è un movimento portato nel calcio quando nessuno sapeva cosa fosse, è un movimento di un ballo, una cosa della samba, qualcosa di brasiliano, di scaltrezza. Quando sono iniziati i dribbling nel calcio, in Brasile avevamo grandi giocatori come Garrincha, le persone hanno iniziato a dire ‘Quella è la ginga!’ ed è entrato nel gergo del calcio. È un movimento del corpo che qualsiasi ballerina o musicista che si muova fa, noi abbiamo portato la ginga nel mondo”.

Pelè su Maradona

“Anche se non avevamo un’amicizia intima, quando ci incontravamo a volte scherzavamo l’uno con l’altro e mi diceva ‘Dicono che io sia migliore di te’ e io rispondevo ‘Potresti anche essere migliore ma io faccio goal di destro, di sinistro, di testa e tu invece no!’. Scherzavamo fra di noi quando ci incontravamo negli aeroporti per esempio, nei tornei, in Europa, sempre scherzavamo su chi fosse il migliore, ma per Dio noi siamo tutti uguali”.

Pelè e l’incontro più importante fra le persone conosciute

“Abbiamo avuto nella nostra epoca persone molto importanti, Kennedy, Mandela, altri atleti del mondo intero, è difficile citarne solo uno, tutti sono stati importanti, con tutti loro ho vissuto momenti importanti”.

Pelè sul Covid

“Ho avuto l’opportunità di passare il messaggio della vaccinazione a tutti, è una cosa che noi esseri umani non sappiamo il perché ma dobbiamo credere in Dio e sperare che (il Covid) passi, così come sono già passate altre cose brutte”.