Nazionale di calcio, il Covid condiziona anche la Nazionale di Mancini. Il ct aspetta ancora di riunire tutti i convocati nel ritiro di Parma e sfoglia la margherita. Il suo staff sta lottando tra ATS (Agenzia di tutela della salute; sostituisce dal 2015 la vecchia ASL lombarda) e certificati vari, per completare le rosa. Tre interisti – Barella , Bastoni, Sensi – sono a Parma costretti alla quarantena a causa della positività di quattro compagni (D’Ambrosio, Handanovic, De Vrij, Vecino).
Non hanno ancora l’ok definitivo per potersi aggregare al gruppo. Serve un nuovo test. Garantisce la Federazione. Garantisce Gravina .
Ma non è finita qui . Siamo in Italia . La palla deve passare poi al dipartimento della Sanità dell’Emilia Romagna – di solito pragmatico – per consentire ai calciatori di interrompere l’isolamento “per motivi di lavoro“. E così il cerchio si chiude.
Tre partite in sette giorni. Esordio giovedì 25 marzo al Tardini di Parma contro il Nord Irlanda. Poi domenica 28 a Sofia con la Bulgaria. Infine mercoledì 31 a Vilnius lo con la Lituania.
Tre partite per la qualificazione europea al Mondiale in Qatar ( 21 novembre -18 dicembre 2022 ). Tre partite chiave. Una in casa, due fuori. Vietato sbagliare. Si teme che la Nazionale abbia qualche ruggine di troppo.
Turnover per la nazionale di Mancini
Torna in campo a 260 giorni di distanza dall’ultima partita, a Sarajevo. Per questo Mancini ha in mente un tournover significativo. Ad esempio 3 centravanti diversi per le tre gare in programma: Immobile, Belotti, Caputo.
La partita più dura è la prima contro l’Irlanda del Nord. Lo dice anche Mancini: “Hanno giocatori forti fisicamente. E poi giocano tutti in premier”.
Sulle spalle del Mancio un calcio spazzato via dalla Champions senza onore. E che cerca una rivincita. È quasi una missione sociale.
Negli ultimi dieci anni il calcio italiano non ha vinto né una Champions né una Europa League. La Spagna ha vinto 12 trofei, l’Inghilterra 5. La Nazionale può riscattarci. Ispira fiducia, ha infilato 22 risultati utili. Soprattutto non perde dal 18 settembre 2018. “È programmata per giocare all’attacco” dice Mancini. Come l’Atalanta. Non a caso ha convocato Toloi, “uno che non ha paura di attaccare e di difendere molto avanti “. Uno tosto. Come Daniele De Rossi, nuovo collaboratore del ct.
Ai Mondiali l’Italia ha partecipato 18 volte. E ne ha vinti 4. Raggiungendo le finali 6 volte. Su 83 partite ne ha vinte 45 e pareggiate 21. Un buon bilancio. Mancini vuole migliorarlo, per questo ha formato uno staff di fiducia.
Gabriele Oriali è il team manager, Gianluca Vialli il capo delegazione. E cinque assistenti sul campo: Evani, Lombardo, Nuciari, De Rossi, Salsano ). Ha voluto anche due “match analisti (Antonio Gagliardi e Simone Contran). Con due medici, cinque fisioterapisti, un osteopata e un nutrizionista. Niente è lasciato al caso.
E c’è pure un precedente incoraggiante. A Parma, tre anni fa, la Nazionale ha travolto il Liechtenstein (6-0). Si era di marzo. Tra i marcatori c’era Sensi. I cabalisti alla Paracelso sono serviti.