Roma Fringe Festival, finale e premiazioni al Teatro Vascello

di Francesca Cavaliere
Pubblicato il 23 Gennaio 2020 - 20:45 OLTRE 6 MESI FA

Roma Fringe Festival, finale e premiazioni al Teatro Vascello

ROMA- Il Roma Fringe Festival è arrivato all’appuntamento con la finale e con le premiazioni della sua ottava edizione. Il 24 gennaio, al Teatro Vascello di Roma i  tre spettacoli finalisti- scelti tra quanti sono stati in scena sui palchi della Pelanda (Ex mattatoio di Testaccio, a Roma) dal 6 al 17 gennaio- si contenderanno la vittoria a colpi di recitazione

Ad affrontare la giuria- composta da Manuela Kustermann (presidente di Giuria) Ulderico Pesce, Valentino Orfeo, Ferruccio Marotti, Pasquale Pesce, Pierpaolo Sepe, Italo Moscati, Raffaella Azim, insieme a un parterre stampa che assegnerà il premio della critica, saranno gli spettacoli  Antigone, del Collettivo Imperfetto di Roma; La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza, di Les Moustaches di Bergamo; S’Accabadora, di Anfiteatro Sud di Cagliari.

Ai finalisti saranno assegnati il premio Miglior Spettacolo Roma Fringe Fest

ival 2020, il Premio Alessandro Fersen (una novità di quest’anno) e il Premio della Critica.

I tre spettacoli arrivati in finale sono stati selezionati tra 24 debutti provenienti da Italia, Inghilterra, Svizzera, Messico. Si è trattato di prime nazionali assolute, inizialmente scelte dalla commissione artistica guidata da Fabio Galadini. “Pezzi unici”, tra commedia di tradizione italiana, comicità, noir, drammi, teatro civile e commedie, per raccontare un paese e una società dalle tante e complesse sfaccettature, offrendone uno spaccato non solo teatrale ma anche sociale, politico e storico e con particolare riferimento al tema dell’inclusione e della diversità.

Il Fringe Festival  è  una manifestazione che coinvolge ogni anno nel mondo 19 milioni di spettatori, 170 mila artisti per 79 mila spettacoli, dall’Australia agli Stati Uniti, dall’Asia alla nostra Europa. Oggi sono ben 240 i festival  Fringe annuali nel mondo, ma tutti sono gli eredi del primo Fringe Festival che ebbe luogo a Edimburgo nel 1947.

Anche il Fringe Festival romano- che  quest’anno è arrivato alla sua ottava edizione-  ha radici scozzesi.  Il festival romano gode del  patrocinio della World Fringe Society che è un vero e proprio punto di riferimento per tutti gli artisti indipendenti che ambiscono a una platea internazionale e che ogni anno vede crescere le richieste di partecipazione.

I dettagli sui finalisti

Antigone, del Collettivo Imperfetto di Roma

“Il punto di partenza di questo lavoro è stato nell’indagare il contatto fra una tragedia scritta agli albori della civiltà occidentale e il nostro presente, non solo a livello tematico, ma anche formale. In altri termini, questo ha voluto dire indagare la tipologia di teatro che è stata la tragedia ai tempi della Grecia e fare in modo che questo nucleo si possa aprire nel qui e ora. Da ciò è nata l’inevitabile esigenza di creare una micro-comunità, attraverso l’incontro fra attore e spettatore, all’interno di ciò che oggi può svolgere il ruolo più vicino a un rito sociale; e in un secondo momento calare progressivamente la tragedia all’interno di questa particolare cornice situazionale. Per questo motivo lo spettacolo ha assunto il carattere di un convivio, un incontro fra una conferenza e l’ultima cena, dove il pubblico inizia a far parte dello spettacolo, gli attori raccontano se stessi, le proprie storie, scherzano, offrono da bere e da mangiare, s’interrogano sui vari temi, improvvisano sul testo in base alla conversazione occasionale e lentamente si iniziano a definirsi i personaggi secondo i loro modi e le differenti posizioni sugli argomenti. È in questa situazione apparentemente festante che si sviluppa la tragedia. Lo spettacolo ha iniziato a svolgersi in un contesto puramente performativo, aperto a continui cambiamenti in base alle persone, alle loro vite in quel determinato momento e alle situazioni di volta in volta create. Il carattere imprevedibile che nasce dalla richiesta fatta agli attori di ancorare ogni parte del testo, ogni situazione, al presente del qui e ora, ricreando così l’unica possibile via di microcomunità, è stata la ricerca estetica del progetto. A questo siamo stati sempre fedeli. Una fedeltà che nasce dal progetto stesso. Hegel dice dell’Antigone “La manifestazione più pura di un’individualità che abbiamo in occidente.”  

Antigone, del Collettivo Imperfetto di Roma ha la regia e la drammaturgia di Alessandro Anil. A recitare ci sono Sofia Taglioni, Giovanni Serratore, Francesco Lamantia, Piero Cardano, Angelica Prezioso, luci e tecnica sono Roberto Di Maio;

La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza

Ciccio Speranza è un ragazzo grasso, ma leggero, con un’anima talmente delicata, che potrebbe sembrare quella di una graziosa principessa nordeuropea. Ciccio Speranza finge una villosa eterosessualità con la propria famiglia, ma è un omosessuale fiero e incallito. Ciccio Speranza vive in una vecchia catapecchia di provincia, dove la televisione non sempre funziona e i telefoni cellulari vengono schiacciati come scarafaggi. Ciccio Speranza si sente soffocare, come una fragile libellula rosa in una teca di plexiglas opaco. Ciccio Speranza ha un sogno troppo grande per poter rimanere in un cassetto di legno marcio: vuole danzare. In una sperduta provincia di un’Italia sperduta, la sperduta famiglia Speranza vive da generazioni le stesse lunghissime giornate. Sebbastiano è il padre di Ciccio, violento e grave come un tamburo di pelle di capra in un concerto di ottavini. Dennis è il fratello di Ciccio, con un’apertura mentale di uno che va a Bangkok e spacca tutto perché non sanno fare pasta, patate e cozze. Solo, in fondo, nella sua fragilità, Ciccio vuole scappare da quel luogo che mai ha sentito come casa. Attraverso il suo gutturale linguaggio, il suo corpo grassissimo e i suoi sogni impacciati, il nostro protagonista, in un tutù rosa non smetterà mai di danzare, raccontandoci la sua vita così come la desidera. Ciccio appartiene ad un mondo lontano, senza alcuna possibilità di esaudire i propri sogni. Il suo destino è segnato, il suo carattere è condizionato, i suoi sogni sono soffocati da un ambiente che gli sta stretto come un cappottino antigelo sta stretto ad un bulldog inglese. Dunque, perché rattrappire i propri istinti? Solo perché la cicogna ci ha fatto cadere lontano dalla terra promessa? Perché sentirsi schiacciati da una famiglia che non vuole conoscere un mondo che sta oltre il proprio campo di fagioli?

La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza, di Les Moustaches di Bergamo, ha la drammaturgia di Alberto Fumagalli, la regia di Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli. A recitare ci sono Giacomo Bottoni, Francesco Giordano, Antonio Orlando. I costumi sono di Giulio Morini;

S’Accabadora (Accabàdora, dalla lingua sarda accabare = finire, terminare, dare fine)

Siamo nella tana de s’accabadora. La sua serva, mentre sistema e rassetta la stanza, racconta i fatti della padrona. Attraverso il filtro dei pettegolezzi e dell’amore-odio della serva verso la sua padrona, ecco levarsi l’immagine castigata di Antonia, ora come levadora, ora come incantadora e infine accabadora. Levatrice, donna delle medicine, donna che pone fine alle sofferenze dei moribondi, ma anche figura crepuscolare solitaria, sfuggente e schiva. Si sa che da fanciulla fu abbandonata sull’altare sotto lo sguardo armato dei fedeli. Si dice di come i fiori le si appassirono in volto, si racconta di come nessuno osò fermarla e della mano pietosa che fece cigolare la porta della chiesa, consegnandola alla luce divorante del mezzogiorno. Il cielo bisogna guadagnarselo, e Antonia si fa serva e missionaria degli uomini in terra, affaticandosi a fare quello che nessuno vuole o ha il coraggio e la forza di fare: aiutare a nascere e morire. La “serva” e la “padrona” si cavano i peccati dall’anima con crudele affetto, uno ad uno, fino a che la serva rivela il gioco orrendo e chiede la Pietà che Antonia ha sempre reso altrove. Ma per Antonia, questa volta, è diverso.

S’Accabadora, di Anfiteatro Sud di Cagliari, ha la regia e la drammaturgia di Susanna Mameli. A recitare ci sono Elisa Pistis e Marta Proietti Orzella. Le musiche sono di Paolo Fresu. La produzione è videomapping e realtà aumentata di Michele Pusceddu e Francesca Diana, le scene sono di Susanna Mameli.

Oltre agli spettacoli, il Roma Fringe Festival 2020, a conferma della sua visione di osservatorio ha organizzato il Fringe Talk una sessione di dibattito in due giornate, il 21 e il 22 gennaio, dedicate alla riflessione sulle politiche di sviluppo del teatro indipendente. Ciò testimonia come il Fringe sia sempre attento al Teatro Indipendente e al suo sostegno I lavori del Fringe Talk sono stati coordinati da Ferruccio Marotti, Professore Emerito di Discipline dello Spettacolo dell’Università di Roma “La Sapienza”. Le due giornate di studio sono state ospitate dall ’Università di Roma Tre, Dipartimento di Architettura,, all’interno del complesso del Mattatoio, a Testaccio.  Sono intervenuti  Fabio Galadini, Direttore Artistico Roma Fringe Festival; Luca Ruzza, Docente di Performance Design, Facoltà di Architettura Università di Roma “La Sapienza”; Marco Ciuti, Direttore organizzativo e amministrativo del Teatro Vascello di Roma, Centro di Produzione Teatrale; Roberta Scaglione, Socio fondatore e co-direttore Pav snc; Giulio Baffi, Presidente dell’Accademia di Belle arti di Napoli, Presidente dell’Associazione nazionale dei Critici di Teatro / Anct, critico teatrale della redazione de la Repubblica/Napoli; Davide Ambrogi, Presidente del Fringe Italia e fondatore del Roma Fringe Festival.

“Indipendente è una parola chiave anche per questa edizione” ha spiegato il direttore artistico Fabio Galadini ”perché da questo concetto abbiamo creato, grazie all’adesione di 12 teatri in tutta Italia, a partire dal prestigioso Teatro Vascello di Roma, un circuito che abbiamo chiamato Zona Indipendente. Una rete di 12 teatri che ospiteranno, nella stagione 2020/2021, lo spettacolo vincitore del Roma Fringe Festival 2019. Questo, insieme alla possibilità di partecipare a uno dei fringe europei, è un premio, che al di là di riconoscimenti o titoli rappresenta in concreto una seria opportunità per l’artista o la compagnia vincitrice di far conoscere il proprio lavoro”.

Il Roma Fringe Festival è promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale e Azienda Speciale Palaexpo

Fonte Ufficio Stampa Roma Fringe Festival