Booking limita ma non cancella clausole prezzi: Antitrust accetta

di redazione Blitz
Pubblicato il 22 Aprile 2015 - 15:21 OLTRE 6 MESI FA
Booking limita clausole prezzi: Antitrust Italia, Francia e Svezia chiudono istruttoria

Booking limita clausole prezzi: Antitrust Italia, Francia e Svezia chiudono istruttoria

ROMA – A partire dal 1 luglio i prezzi su Booking.com non saranno necessariamente i più competitivi. Ben tre authority europee dell’Antitrust, quelle italiana, francese e svedese, hanno infatti accettato gli impegni assunti dal colosso delle prenotazioni online, rendendoli vincolanti e chiudendo così le istruttorie aperte più di un anno fa. Ancora in bilico la rivale Expedia, che è ancora in trattativa con i garanti per la medesima indagine. Risultato: soddisfatti a metà i consumatori, delusi gli albergatori che per primi avevano dichiarato guerra alle agenzie turistiche online chiamando in causa l’Antitrust.

L’istruttoria era stata avviata il 7 maggio, anche nei confronti di Expedia (per la quale il procedimento è ancora in corso e procede – fa sapere Expedia – con “un dialogo costruttivo”), per verificare le possibili limitazioni della concorrenza connesse all’utilizzo, da parte delle principali piattaforme di prenotazione on line delle clausole di parità tariffaria e di altre condizioni, anche in termini di numero di stanze disponibili. Le cosiddette Most favoured nation (Mfn), le clausole che vincolano gli alberghi a non offrire i propri servizi a prezzi e condizioni migliori tramite altre agenzie di prenotazione online, secondo l’Antitrust erano “suscettibili di limitare significativamente la concorrenza sulle commissioni richieste alle strutture ricettive, con un impatto sui prezzi dei servizi alberghieri, in danno, in ultima analisi, dei consumatori finali”.

Gli impegni assunti da Booking.com consistono in una “riduzione significativa dell’ambito di applicazione” di quelle clausole, che si applicheranno solo ai prezzi di vendita diretta online, cioè quelli indicati sui siti degli alberghi, lasciando piena libertà agli hotel sulle offerte praticate sulle altre piattaforme di prenotazione online (i diretti concorrenti di Booking) o sui propri canali diretti offline e nei programmi di fidelizzazione.In pratica se un cliente chiamasse alla reception dell’hotel e chiedesse uno sconto rispetto al prezzo pubblicizzato su Booking, non ci sarebbe alcuna violazione del contratto con il sito-vetrina.

Il Garante italiano Giovanni Pitruzzella, che di concerto con i suoi omologhi di Francia e Svezia ha accettato le condizioni offerte da Booking, spiega:

“Questi nuovi impegni limitano l’uso da parte di Booking delle clausole di parità tariffaria quale parte integrante del proprio modello di business basato sul pagamento di commissioni e aumentano in modo sostanziale il margine di manovra degli hotel. Conseguono il giusto equilibrio per i consumatori in Francia, Italia e Svezia, ripristinando la concorrenza e, al contempo, preservando la fruizione semplice e gratuita dei servizi di ricerca e di comparazione”.

Intanto però Booking è riuscita a conservare la condizione a cui teneva di più. Per Federalberghi si tratta di una decisione che “lascia in mezzo al guado gli interessi dei consumatori e delle Pmi”. Resterà tutto invariato, spiega il presidente Alessandro Nucara, perché gli alberghi sono in realtà “l’ultimo anello della filiera” appeso al potere di indicizzazione sui motori di ricerca dei siti come Booking. Di qui l’invito ai consumatori a “farsi furbi” andando a verificare i prezzi dei portali direttamente con gli alberghi.

Gli impegni si applicheranno, a partire dal primo luglio 2015, a tutte le prenotazioni per gli hotel siti in Italia ed avranno una durata di 5 anni.