
Il video degli abitanti di Gaza che assaltano il centro di distribuzione degli aiuti umanitari, la sicurezza spara in aria (foto da video) - Blitz Quotidiano
A Tel Sultan a Rafah, nell’estremo sud di Gaza, nella giornata di ieri sono entrati per la prima volta i camion della distribuzione degli aiuti umanitari gestito dalla Gaza humanitarian foundation (Ghf). La folla era in attesa fuori dopo aver superato i posti di blocco di Hamas per impedire di raggiungere il centro.
Una volta arrivati, centinaia di persone, ragazzi, donne velate di nero dalla testa ai piedi, bambini, anziani hanno preso a correre verso i tavoli dov’era accatastato il cibo dentro gli scatoloni buttando giù le barriere. Il caos si è alzato d’improvviso, con una massa di corpi che si è precipitata verso gli aiuti che aspettava dal 2 marzo.
Le guardie di sicurezza della compagnia americana che vigila sulle consegne si sono date alla fuga per non essere sopraffatte. Più in là, oltre la cancellata, gli operatori americani hanno sparato colpi in aria. I media di Hamas hanno subito cavalcato il pandemonio, per primi hanno pubblicato le scene della ressa irridendo il nuovo meccanismo di aiuti, sostenuto da Israele e dagli Stati Uniti, descrivendo il centro come già distrutto, con gli elicotteri dell’Idf che sparavano dall’alto. Più tardi il portavoce dell’esercito ha smentito con fermezza “la notizia diffusa da Hamas: l’Idf non ha sparato dall’alto contro il centro di distribuzione”, ha detto. La società americana ha cercato di minimizzare dichiarando che alla folla è stato consentito di prendere i pacchi con il cibo. Poi, disordine confusione sono rientrati, il centro ha fatto sapere gli orari di apertura di domani.
L’Onu è intervenuta definendo “strazianti” le immagini degli sfollati in cerca di cibo: “Abbiamo visto questi video, persone disperate a ricevere aiuti in queste condizioni” che le Nazioni Unite considerano in contraddizione con i principi umanitari. Parole cui hanno ribattuto gli Usa: sono “il colmo dell’ipocrisia”, ha detto la portavoce del dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, mentre il capo del Cogat, il coordinamento israeliano per gli aiuti alla Striscia, denunciava che “oltre 400 camion di aiuti umanitari attendono di essere ritirati immediatamente dall’Onu al valico di Kerem Shalom”. Il responsabile, Rassan Alyan, ha accusato le Nazioni Unite di essersi astenute negli ultimi giorni dal compiere il proprio dovere e di “continuare invece a diffondere informazioni errate e fuorvianti sulle difficoltà umanitarie”.
Hamas contraria alla distribuzione del cibo
La Ghf è riuscita a rendere operativi i primi due siti: una terza struttura aprirà nei pressi di Khan Yunis e una quarta nella parte centrale di Gaza, anche se non è ancora chiaro quando entreranno in funzione. Nelle intenzioni israeliane, la nuova formula avviata nella Striscia serve per spezzare il controllo di Hamas sul cibo, e a cascata per distruggere il suo potere di presa sulla popolazione. Il nervosismo mostrato da Hamas conferma che l’obiettivo israeliano colpisce più dei missili: il ministero degli Interni dell’organizzazione in una nota condanna il meccanismo della Gaza Foundation affermando che “il tentativo fallirà”.
I miliziani hanno distribuito cibo gratis nella zona umanitaria di Al-Mawasi, mentre il canale Inner Front ha minacciato chiunque prenda da mangiare dalla Ghf. L’azienda ha fatto sapere che durante la giornata sono stati distribuiti 8.000 pacchi, ogni scatola di cibo è sufficiente per cinque persone e mezza per tre giorni e mezzo, pari a circa 462.000 pasti.
Si dimette il capo delle operazioni della Gaza Humanitarian Foundation
Intanto la Gaza Humanitarian Foundation continua a perdere pezzi. Dopo le dimissioni del direttore esecutivo Jake Wood che aveva definito il piano “non rispettoso dei principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza”, a dimettersi è ora anche il capo delle operazioni David Burke.