
Papa Francesco (nella foto Ansa), l'audio dal Gemelli con la voce sofferente: "Vi ringrazio per le vostre preghiere" (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Nella giornata di ieri, Papa Francesco ha fatto trasmettere un suo saluto ai fedeli all’inizio del Rosario in piazza San Pietro. Nell’audio, Bergoglio ha salutato in spagnolo, con voce sofferente, i fedeli che pregavano per lui. Il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, oggi ha voluto precisare che è stato lo stesso Papa a volere che fossero trasmesse le sue parole. Bruni ha spiegato che il Santo Padre voleva ringraziare le persone per le tante preghiere che stanno facendo per lui e grazie alle quali si sente come “portato” e sostenuto da tutto il popolo di Dio.
A commento della cosa, fonti vaticane ritengono che il Papa abbia voluto registrare il breve messaggio in spagnolo “probabilmente per rivolgersi a un pubblico più ampio”. Dal sonoro, comunque, si percepiva il flusso dell’ossigeno che veniva somministrato al Pontefice e, in qualche modo, lo sforzo compiuto da Francesco nel parlare. La decisione di registrare il messaggio audio è maturata ieri stesso. Sul perché proprio ieri, le fonti d’Oltretevere sottolineano che “il desiderio di farlo, come emergeva anche dall’Angelus di domenica scorsa, si è unito al momento in cui questo è stato possibile”.
“La voce flebile del Papa è del tutto normale”
Mentre dal Gemelli fanno sapere che le condizioni di Papa Bergoglio restano stabili e che, pur non essendoci stata nessuna nuova crisi, la prognosi resta riservata, l’ordinario di Malattie respiratorie all’università di Milano e primario della Struttura complessa di Pneumologia e fibrosi cistica al Policlinico milanese, Francesco Blasi, in un’intervista all’Ansa ha affermato che la voce flebile nel messaggio audio è “del tutto normale”, considerando che il Pontefice è in una condizione di insufficienza respiratoria pur avvalendosi della ventilazione a flussi alti.
Considerato il quadro clinico, per Papa Francesco parlare è comunque una fatica. Blasi ha affermato che “la voce flebile e stanca non mi meraviglia, è attesa, e non credo possa essere considerata un elemento preoccupante. Si tratta cioè di una situazione ‘normale’ nel quadro della sua patologia generale”. Inoltre, ha sottolineato l’esperto, “il fatto che abbia registrato un messaggio dà intanto un segnale importante, indicando che è orientato ed è in grado di gestirsi, e questi sono segni rilevanti”.
Rispetto poi all’ossigenazione a flussi alti con gli augelli alle narici, cui il Santo Padre continua a essere sottoposto, “può prolungarsi anche per un tempo notevole e non c’è una limitazione temporale. Il problema”, ha chiarito Blasi, “è mantenere l’ossigenazione nel sangue al fine di garantire il giusto livello di ossigenazione del cervello e del cuore. La speranza è che, mano a mano che si risolverà o almeno si ridurrà il problema polmonare legato alla polmonite, come tutti auspichiamo, si potrà scendere dagli alti flussi di ossigeno a flussi medio-bassi”.
Gli alti flussi, ha spiegato ancora il medico, “sono infatti, in ogni caso, faticosi per il paziente, nel senso che non è facile mantenere questi alti flussi all’interno delle cavità nasali per lungo tempo per una questione di sopportazione del paziente. Non si tratta cioè di una limitazione temporale di utilizzo legata alla tecnica, ma la limitazione d’uso è legata appunto alla sopportazione del paziente”.
Blasi ha precisato che gli alti flussi hanno il vantaggio di “poter gestire l’ossigeno come quantità , perché sostanzialmente immettono nel naso aria arricchita di ossigeno in una quantità che viene decisa dal medico, e quest’aria è umidificata attraverso dell’acqua riscaldata che va da 34 a 36 gradi. Quindi il paziente riceve un flusso d’aria elevato, arricchito di ossigeno in percentuali che vengono decise a seconda del livello necessario per mantenere una saturazione adeguata. Il problema è che tale flusso d’aria passa attraverso degli augelli nasali determinando una pressione che può creare fastidio, e non tutti i pazienti riescono a sopportare a lungo gli alti flussi”.
Su questo, ha commentato ancora lo pneumologo, “il Papa sta quindi dimostrando un alto grado di sopportazione e resilienza, legata anche ovviamente al carattere e alla capacità di adattarsi”. C’è però un altro aspetto da considerare: “Gli alti flussi, a loro volta, possono essere modificati in termini di flusso di litri al minuto. Se il paziente migliora, si riduce tale flusso e anche la quantità di ossigeno contenuta nell’aria che viene spinta all’interno dei polmoni. Se tale riduzione è resa possibile dalle condizioni del paziente, questo è sicuramente un primo segno di miglioramento. Nel caso del Pontefice, però”, ha precisato e concluso il primario, “questi elementi non sono stati resi noti ed è quindi difficile fare una valutazione più estesa”.