Pluralismo in Rai, la mozione di Fini e la confusione del centrosinistra

Pubblicato il 21 Settembre 2010 - 19:31 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini

“Voteremo di sicuro la mozione dei finiani in materia di pluralismo informativo…”: più o meno così si sono già espressi decine di esponenti delle opposizioni. A costo di sembrare degli inguaribili rompiscatole, ci permettiamo di esprimere qualche dubbio. Prima di annunciare un voto favorevole sarà forse il caso di leggere il testo della mozione, di valutarla, di aprire una pubblica discussione. Tutte queste pre adesioni non giovano neppure al gruppo di Futuro e Libertà che rischia di essere caricato di responsabilità e funzioni che non gli appartengono.

Sarà appena il caso di ricordare che, per molti anni, da destra non si è alzata la più flebile voce per contrastare il conflitto di interessi e la costruzione del polo unico Raiset, per la verità non solo a destra.

Ci fa piacere che, finalmente e, dopo un durissimo e vergognoso pestaggio mediatico, il tema sia stato recuperato dall’armadio della roba vecchia, ma proprio per questo bisogna evitare sia le adesioni acritiche, sia il settarismo.

Se e quando Futuro e Libertà presenterà la sua mozione sarà possibile ricercare, in aula, la più vasta convergenza e possibilmente una maggioranza favorevole.

Per raggiungere questo obiettivo piuttosto che appellarsi a Fini, sarebbe forse meglio presentare un documento unitario delle opposizioni e su quello ricercare tutti i consensi possibili, nulla impedisce ovviamente al termine della discussione, di confluire anche sul documento di Futuro e Libertà, ma dopo, non prima.

Per altro l’anomalia italiana non è rappresentata solo dalla Rai, ma dalla mancata soluzione del conflitto di interessi, dalla assenza di una normativa anti trust, da un clima di intolleranza che ha prodotto liste di proscrizione, espulsioni, che ci hanno relegato agli ultimi posti della graduatoria europea in materia di libertà del mercato e di libera circolazione delle opinioni.

Non c’è proprio nulla da inventare, basterà ricopiare i rapporti internazionali e la mozione sul pluralismo sarà bella e pronta e sarà interessante vedere e contare i dissensi e i consensi, a destra come a sinistra.

Per il futuro sarà infine il caso di ricordarsi di questi temi anche quando ci sarà un nuovo governo, magari senza Berlusconi e ricordarsi che il pluralismo non si fonda solo sulla equa rappresentazione dei partiti e delle loro posizioni, ma anche sulla equa rappresentazione del pluralismo sociale, religioso, scientifico, culturale che è questione assai più complessa dei minuti riservati a ciascuna forza politica.