Cosa ne penso della “riforma epocale” del ministro Gelmini

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 30 Novembre 2010 - 19:27 OLTRE 6 MESI FA

Maria Stella Gelmini

Che voce ha il ministro Gelmini? Boh! Se dovessi giudicare dalla sua presenza nell’aula della Camera dei deputati non saprei dire. Per tutta la giornata, infatti, il ministro non ha mai preso la parola, non ha mai replicato agli interrogativi che le sono stati posti, neppure a quelli dei parlamentari della maggioranza.

Eppure si stava discutendo di quella che proprio lei aveva definito “una riforma epocale”, del resto tutti i provvedimenti presi da Berlusconi sono “epocali”, anche perchè non esiste rapporto alcuno tra le parole e le cose. Eppure ne avrebbe avute di cose da dire il ministro Gelmini. Aldilà delle singole questioni sulla intera manovra, chiamarla riforma non è certo possibile, pesa il mancato finanziamento, la parziale copertura di bilancio.

Non si tratta di maliziose osservazioni di un incallito oppositore, ma delle considerazioni svolte in aula dal presidente della Commissione bilancio, il leghista Giorgetti, e dal capogruppo di Futuro e Libertà che hanno dovuto ammettere che i soldi oggi non ci sono, ma che forse potrebbero esserci nel futuro. Insomma una sorta di “pagherò”, qualcosa che sta a metà tra la finanza creativa e il gioco delle tre carte.

Questa non è la riforma della Università, ma uno spot da spendere in campagna elettorale, un volantino da distribuire agli amici degli amici, un regalo a qualche istituto privato, tanto per non far nomi hanno pensato bene di dare un riconoscimento speciale al Cepu, l’università privata a distanza tanto cara a Berlusconi, una delle pochissime da lui visitate e pubblicamente apprezzate. Basterebbe questo per farsi una idea sullo spessore di questa cosa che alcuni chiamano riforma.

Inutile farsi illusioni, il provvedimento in discussione non ha copertura e dunque è, comunque la si pensi, una presa per i fondelli. Non a caso stanno protestando migliaia e migliaia di studenti, di ogni parte, di ogni colore, e con loro stanno facendo sentire la loro voce centinaia di giovani che hanno vinto le borse di studio e che stanno studiando all’estero. Da loro è arrivata la bocciatura più clamorosa, perchè hanno capito dove sta l’imbroglio, perchè sanno che l’Italia si sta allontanando ulterioremente dall’Europa.

Non contenti di questo pasticcio hanno pensato bene di insultare le ragazze e i ragazzi che stanno protestando definendoli: “Schiavi dei baroni, strumentalizzati dalle cricche rosse “, così tanto per buttare un po’ di benzina sul fuoco, per eccitare l’animo di chi già si sente ferito, umiliato, oltraggiato. “Ci hanno detto che difendiamo i baroni, ma qui sul tetto non se ne vede uno…”, ha scritto Francesca all’Unità e ha aggiunto: “Forse vado via, forse rimango qui, se vanno via anche i ricercatori, portano via il futuro, senza futuro muore il Paese”. Francesca, a differenza del ministro Gelmini che odia gli asini, non avrà mai bisogno di scappare a Reggio Calabria alla ricerca di una commissione indulgente e comprensiva. Francesca e i suoi compagni vorrebbero solo poter studiare senza essere disturbati dai molestatori, più o meno alfabetizzati, più o meno ministri.