Pensioni. Odio del Governo Letta. Massimo Donelli: “Napolitano li fermi”

Pubblicato il 7 Gennaio 2014 - 08:12 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni. Odio del Governo Letta. Massimo Donelli: "Napolitano ci aiuti"

Massimo Donelli. Napolitano è l’unico che può fermare l’odio contro i pensionati

Pensionati perseguitati dal Governo Letta e dalla classe politica nel suo insieme. L’elenco delle proteste si arricchisce di una nuova voce, quella di Massimo Donelli, giornalista e dirigente. Ha scritto una lunga e argomentata lettera al Corriere della Sera in cui, un po’ ingenuamente, si rivolge a Giorgio Napolitano come unica speranza per i pensionati.

Massimo Donelli, 60 anni il 26 gennaio, quando entrerà nel mondo dei più, cioè dei pensionati, ha cominciato a fare i giornalista scrivendo di sport ancora liceale nella sua Genova, è arrivato ai vertici della professione (vice direttore di Panorama e direttore di Sorrisi) prima di concludere la carriera come direttore di Canale 5. Nonostante la lunga gavetta e la tanta carriera, sembra credere ancora alle favole quando scrive di credere che

“ormai, solo Giorgio Napolitano possa bloccare l’iniquo prelievo ipocritamente definito contributo di solidarietà”.

Napolitano lo ha firmato, anche se in precedenza a onor del vero aveva provato a convincere il Governo Letta a desistere, per evitare un nuovo conflitto con la Corte Costituzionale, fino a quando l’intervento del super demagogo Matteo Renzi, manovrato dal suo consulente Yoram Gutgeld, che ora vorrebbe anche fare vice ministro al posto di Stefano Fassina, ha bloccato tutto e fatto confermare il prelievo.

Nella sua lettera, Massimo Donelli ricorda che Massimo Fracaro e Nicola Saldutti hanno

già spiegato ai lettori del Corriere che siamo di fronte a un “inganno”. E prima di loro, la Corte Costituzionale aveva provveduto a cassare un provvedimento analogo adottato dai governi presieduti da Silvio Berlusconi e Mario Monti.

“Ma, tant’è, anche Enrico Letta, che si sbraccia ogni giorno contro i populismi, ha deciso di reiterare l’iniquo prelievo trincerandosi dietro il populistico cliché delle “pensioni d’oro”, furbizia verbale il cui scopo è dare cittadinanza all’idea che una pensione oltre i 90 mila euro annui rappresenti un abuso, un furto, un eccesso, una appropriazione indebita, un privilegio.

“Di più: che sia il risultato di un danno perpetrato ai danni della collettività. Non è così, ovviamente. Ognuno riceve una pensione direttamente proporzionale ai contributi versati. Chi può contare su più di 90 mila euro lordi l’anno ha pagato le tasse (e che tasse!) rinunciando a una parte rilevante dello stipendio per costruirsi la pensione. Un cittadino, quindi, meritevole, coscienzioso, previdente.

“Trattarlo ora da Paperone abusivo è una vigliaccata. Io, come altri “over 90”, sono ovviamente pronto a dare un contributo di solidarietà: non sono cieco nè sordo, vedo qual è la condizione del Paese…Ma come me la vedono tutti.

“Tutti, quindi, debbono essere chiamati a contribuire. Come? Basterebbe un innalzamento dello 0,3% dell’Irpef per coloro che hanno un reddito sopra i 90 mila euro lordi annui: lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, parlamentari in attività, ex parlamentari che ricevono un vitalizio e, ovviamente, anche noi pensionati “over 90”.

“Si tratterebbe di aumentare ancora le tasse trasparentemente anziché usare la scorciatoia ipocrita e populistica delle “pensioni d’oro”. Ma, così facendo, si renderebbe un buon servizio alla collettività in un momento difficile e, soprattutto, si eviterebbe l’”inganno”. Risparmiando, a chi non le merita, una cospicua, iniqua sottrazione di denaro e una insopportabile, nonché immeritata, pubblica gogna”.