Vittorio Feltri sul Giornale: “Corsa ad infangare referendum sul Veneto libero”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Marzo 2014 - 17:04 OLTRE 6 MESI FA

Vittorio Feltri sul Giornale: "Corsa ad infangare referendum sul Veneto libero"ROMA – “Un voto che fa paura. Ed è corsa ad infangare il referendum sul Veneto libero“. Vittorio Feltri sul Giornale scrive sui risultati del referendum in Veneto alla luce delle notizie sui presunti voti arrivati dal Cile e sui numeri non molto chiari.

Scrive Feltri:

Polemizzare con i colle­ghi non è mai elegante. Farlo poi con Michele Brambilla, inviato ed editoriali­sta della Stampa di Torino, lo è ancor meno per vari motivi. Era­vamo amici e non lo siamo più, perché alcuni anni orsono l’ho contestato e lui si è inviperito a tal punto da querelarmi, sorvo­lando sul fatto che nel mio pic­colo lo avevo favorito nell’assu­mere la direzione del quotidia­no La Provincia di Como e, suc­cessivamente, chiamato a Libe­ro come vicedirettore. Inezie? Non credo, ma può darsi.

Ora leggo sulla Stampa un suo articolo che mi lascia basi­to. Non riguarda me, ma il refe­rendum che si è svolto la setti­mana scorsa nel Veneto circa la possibilità della regione di otte­nere l’indipendenza dall’Italia.

I dati emersi dal plebiscito sono stati impressionanti: hanno vo­tato via Web e nei gazebo oltre 50 cittadini su 100 (cifra altissi­ma), la maggioranza dei quali ha espresso il desiderio di staccarsi dall’opprimente Stato italiano. Fin qui, dal mio punto di vista, nulla di eccezionale, essendo nota la nostalgia del popolo in questione per la Repubblica Serenissima di antica memoria.

Ciò che invece sorprende è il tentati­vo della stampa nazionale – dei media in generale-di minimizzare l’esito cla­moroso della consultazione, facendo­la passare per un fenomeno paesano, folcloristico,addirittura comico,«in sti­le Totò », secondo La Stampa , e quindi indegno di essere preso in considera­zione. La mia sensazione è che Bram­bil­la si sia prestato al gioco della vulga­ta conformistica, accreditando l’ipote­si che le aspirazioni indipendentisti­che dei veneti non trovino riscontro nella realtà e siano semplicemente sta­te enfatizzate a livello locale grazie a metodi truffaldini. In altri termini, gli organizzatori della conta sarebbero de­gli imbroglioni che hanno ciurlato nel manico per dimostrare ciò che non è: non sarebbe vero che hanno votato ol­tre 2­milioni di veneti in favore dell’au­tonomia, ma soltanto 100mila, a voler essere generosi, ossia una sparuta mi­noranza di cittadini e non una massa.

Ma quali sono le fonti cui si è abbeve­rato Brambilla per smentire la validità (quantomeno numerica) del referen­dum? Un consesso di scienziati infor­matici? Un gruppo di esperti (docu­mentatissimi) del ministero dell’Inter­no? Nossignori. Brambilla ha preso per Vangelo le elucubrazioni del Cor­riere del Veneto , ossia l’edizione locale del transatlantico cartaceo di via Solfe­rino ( Milano). A questo punto bisogne­rebbe chiedere a­i signori della citata re­dazione quali elementi abbiano raccol­to per dichiarare fasullo il plebiscito. Nulla. Questo particolare fondamenta­le è ignoto. Il Corriere afferma che il «sondaggio» di cui discettiamo è stata una buffonata, ma non fornisce prove a sostegno della propria tesi, e tutti noi dovremmo comunque pensare che ab­bia ragione. Roba da matti.

Brambilla scrive: «Il referendum per l’indipendenza del Veneto,conclusosi nei giorni scorsi con una schiacciante vittoria del “sì” (89 per cento),si sta rive­lan­do ancor più carta straccia di quan­to si potesse immaginare. Si sapeva in­fatti che la consultazione sarebbe stata inutile: non aveva, e non poteva avere, alcun valore legale. Ma nessuno, fran­camente, si aspettava che si sarebbe ri­velato addirittura una truffa, come in­vece pare proprio che sia, almeno a giu­dicare dall’inchiesta portata avanti dal Corriere del Veneto ». Quindi Brambilla usa il condizionale per giungere a una certezza. «Pare» che il plebiscito sia una truffa, dice. Ma non spiega perché. Si fida delle pagine locali del Corriere della Sera , senza indagare in proprio. Troppa fatica. Meglio dare credito a ta­le Loris Palmerini, tecnico informatico padovano elevato a oracolo dai corrie­risti veneti, secondo il quale il referen­dum sarebbe una bufala. Come fa co­stui a sostenere una simile tesi? Cita al­cuni siti internazionali che si piccano di essere capaci di misurare il traffico su Internet. Peccato che tali siti si basi­no su programmi installati volontaria­mente dagli utenti. In pratica, essi so­no in grado di monitorare appena 15 milioni di utenti su 2,7 miliardi di perso­ne che nel mondo usano la Rete. E pos­sono farlo soltanto nell’arco di almeno tre mesi. Ma su un’area assai limitata, quale il Veneto,non sono all’altezza di misurare un cavolo di niente.

Fa lo stesso. Per Brambilla la verità è questa: trattasi di truffa. Non sarà inve­ce che la truffa è soltanto di Brambilla e della sua fonte, il Corriere ? Travolto da questa valanga di calunnie, il promoto­re del plebiscito, Gianluca Busato, sta facendo verificare i risultati della sua iniziativa da un comitato di osservatori internazionali. A breve se ne vedranno delle belle.

Nessuno tiene nel minimo conto il fatto che l’Onu,con una propria risolu­zione accettata dall’Italia, ha ricono­sciuto il diritto all’autodeterminazio­ne dei popoli. Quanto accaduto in Crimea insegna. E aspettiamo di ap­prezzare quanto avverrà in Scozia e in Catalogna. Non solo. Vi sono sondaggi­sti veri, come Ilvo Diamanti, competen­te editorialista della Repubblica (che non è affatto un leghista o un indipen­dentista), o Nicola Piepoli,i quali han­no­certificato sostanzialmente l’alta af­fluenza al voto dei veneti, conferman­do l’esiste­nza di un’ampia maggioran­za a sostegno dell’autonomia della Se­renissima.

Brambilla, prendine atto prima di sputare sentenze.