Il miraggio della tregua in Ucraina e a Gaza ci fa sperare: a quali condizioni? Cerchiamo di capire - Blitzquotidiano.it (foto ANSA)
La tregua? Per ora è soltanto un miraggio. Se sia lontana o vicina non si sa, ma la speranza è l’ultima a morire.
Se analizziamo con maggiore tranquillità e buon senso quel che è accaduto in Alaska, dovremmo scrivere che Putin ne esce da vincitore.
La sua concretezza contro la teatralità di Trump. Aerei di scorta, tappeti rossi, pacche sulle spalle, strette di mano infinite: sembrava di essere al cospetto di due amici inseparabili invece che di due imperatori che volevano dimostrare ognuno la sua superiorità.
Chi ha vinto, chi ha perso? A botta calda, dovremmo scrivere che il capo del Cremlino ha avuto la meglio tanto è vero che la guerra prosegue, in Ucraina si continua a morire, i bombardamenti si susseguono giorno dopo giorno, la gente non ha più la forza nemmeno di piangere.
Niente tregua e Putin trionfa

Al suo ritorno a Mosca, Vladimir è stato accolto come un trionfatore, elogi a tutto campo per non avere concesso alcuna tregua. Poteva essere altrimenti con una informazione tutta schierata? Certamente no.
Se qualcuno ne esce con le ossa rotte dopo l’incontro di Anchorage, questo è certamente Donald Trump, il quale ha forse imparato la lezione che si deve essere meno sbruffoni e più concreti.
Si dice con un certo ottimismo che gli spiragli di pace esistono ancora.
È soltanto ottimismo o c’è del vero in queste parole? Oggi e domani saranno due giornate estremamente importanti per la sicurezza del mondo. Si incontrano i 27 paesi volenterosi dell’Europa e domani voleranno tutti a Washington insieme con Zelensky.
Non si dovranno più dire falsità e sarà indispensabile guardare in faccia la realtà che attualmente volge le spalle all’Occidente. L’importante è studiare il futuro e quali mosse converrà prendere per arrivare ad una pace giusta.
Già, la pace. È un sostantivo che non è stato nemmeno pronunciato in Alaska. Tanta teatralità, ma il mondo intero si aspettava altro.
La questione del Donbass
Allora punto e da capo, bisogna ricominciare ed avere molta pazienza. Il nocciolo (così appare in tutta evidenza) sono i territori che Mosca vuole strappare a Kiev. Il Donbass e la Crimea. Sarebbe una resa, non si può chiamare altrimenti. Che fare?
I punti su cui battersi sono principalmente due: la sicurezza dell’Ucraina e l’ingresso nella Nato. Putin non mollerà mai su un punto: Zelensky non si può illudere di entrare a far parte di una organizzazione ostile che è a due passi dal suo paese. Ne andrebbe della sicurezza della Russia.
È la stessa preoccupazione dell’Ucraina che in futuro potrebbe essere di nuovo invasa senza la possibilità di essere difesa dagli amici europei. Non solo a parole, ma con i fatti, cioè con l’esercito da mandare a Kiev per respingere il nemico.
È chiaro che Putin non ne vuol discutere e non prende in considerazione una taleeventualità. Garantisce che un domani non si ripeterà un’ invasione? Chi può dirlo? Eccolo il problema ed è per questo che oggi e domani si dovrà trovare una strada da percorrere.
Con un certo orgoglio, potremmo scrivere che l’Europa avrà tanta voce in capitolo su questo tema. I volenterosi non si dovranno piegare respingendo in tutti i modi le eccessive roretese del Cremlino. Ne avranno la forza, chissà?
C’è un punto che rende più concreta la speranza del vecchio continente. Mai come oggi tutti i paesi la pensano nella stessa maniera perchè della Russia non ci si può fidare.
Quando in Alaska il ministro degli esteri del Cremlino si presenta con una maglietta in cui campeggia la parola URSS (scritto nella lingua madre, CCCPl) si capisce il perchè i timori di uscirne senza una tregua sono assolutamente fondati.
Il sogno di Putin: quello di tornare al passato dove tutti i paesi satelliti dipendevano da Mosca, come ai tempi di Giuseppe Stalin, soprannominato “Baffone”.
Si hanno possibilità concrete per arrivare a tanto? Ogni previsione sarebbe azzardata e non possiamo avventurarci in questo campo.
L’Italia con Giorgia Meloni si dice ottimista: gli spiragli di pace sono concreti. Ancora una volta bisogna fidarsi di Trump, ritiene Palazzo Chigi. “Siamo tutti dalla parte di Zelensky”.
Non è poco, sostengono anche Francia, Germania e la stessa Gran Bretagna la quale ora si sta pentendo della Brexit. Dopo il flop di Anchorage (come chiamarlo diversamente?) si corre ai ripari, magari con una strategia diversa, più pragmatica, se volete più umile.
“Dobbiamo mostrare il nostro carattere, non sottometterci a nessuno”, affermano i falchi. Può essere un buon viatico, ma senza esagerare perché la guerra continua insieme ai morti ed alla distruzione di intere città. L’obiettivo è la pace in Ucraina come a Gaza, non dimentichiamolo.
È triste dover raccontare la storia di una giovane donna palestinese ricoverata in Italia perchè assolutamente denutrita. È morta nonostante l’impegno dei nostri medici. Era ridotta un vero e proprio scheletro
Anche un grande personaggio della tv ci ha lasciato: Pippo Baudo, un presentatore che per anni e anni non ha avuto uguali. Contro di lui, spesso l’informazione è stata matrigna.
Ora che se n’è andato capiremo che cosa ha voluto significare per milioni di italiani che non disertavano il piccolo schermo quando era Pippo a menar la danza. Rammentiamolo
