“Casta, mi fai schifo ma mi ti mangio”: 300mila candidati alle elezioni a caccia di un posto

Pubblicato il 29 Maggio 2009 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA

«Mi fai schifo, me te magno…». Con la “casta” gli italiani hanno lo stesso rapporto che Alberto Sordi aveva con gli spaghetti nell’indimenticabile “Un americano a Roma”. Disprezzo, ostilità, parole ostili e grosse, ma… Ma, ad ora di pranzo, tovagliolo e forchetta per arrotolare il boccone e portarlo, se possibile alla bocca.

Ci provano, sabato e domenica prossima e poi ancora quindici giorni dopo in caso di ballottaggio, niente meno che 300mila italiani ad entrare a far parte della “casta”. Partendo dai piani inferiori, cercando di infilare la porta posteriore, ma l’obiettivo è quello:  iscriversi alla “casta”. Circa trecentomila sono infatti i candidati a consigliere comunale, provinciale, di quartiere. Trecentomila sparsi in un mare di liste. Trecentomila, cifra che comprende e allinea un vasto campionario della società civile: impiegati pubblici che si sono messi in aspettativa, giovani senza lavoro, professionisti, lavoratori dipendenti e partite Iva. Tutta gente che la politica non la fa di mestiere ma che nella politica intravede un mestiere e una fonte di reddito.

Qualcuno, anzi molti saranno mossi da voglia genuina di partecipare alla gestione della cosa pubblica. Ma, con tutto l’ottimismo possibile, questa motivazione non fa,  appunto, trecentomila. Ci vuole qualcosa d’altro per portare, ad esempio, 1600 persone a candidarsi per 45 seggi disponibili alla Provincia di Napoli. A Monza ci sono 18 liste, ad Isernia 16 liste per 384 candidati. A Crotone 720 i candidati su 172mila abitanti. A Cosenza le liste sono 38, a Taranto 28, a Torino 38. Campobasso ha 800 candidati per 50mila abitanti. Avellino 19 liste per 56 mila residenti. A Firenze 21 liste… Per muovere e alzare quest’onda ci vuole qualcosa di più e di diverso del vento dell’impegno civile: lo “stipendietto” che arriva dai gettoni di presenza, lo stipendio vero per chi ce la fa, il reddito indotto dalla gestione del denaro e degli affari pubblici. Insomma le elezioni sono anche un gigantesco “concorso” pubblico, senza particolar titoli ed esami, per trovarsi un posto. Come si diceva: Casta, mi fai schifo, ma mi ti mangio.