CRESCITA ITALIA, ALLARME DELLA UE

Pubblicato il 28 Aprile 2008 - 17:22 OLTRE 6 MESI FA

Si intitola «marcata frenata in corso» il capitolo sull’Italia delle previsioni di primavera pubblicate oggi dalla Commissione europea. Descrivendo una crescita «ben al di sotto» di quella della zona euro, Bruxelles evidenzia come «il persistente divario negativo di crescita con la media della zona euro si accrescerà ulteriormente nonostante l’esposizione relativamente modesta del settore bancario italiano alla crisi dei mutui subprime». Tra i problemi dell’economia italiana, la Commissione evidenzia «la persistente sfida per la produttività», con la produttività del lavoro destinata ad aumentare solo dello 0,2% nel 2008 e nel 2009.

«La decelerazione della crescita dipende da tutte le componenti della domanda», si legge. «I consumi privati perderanno slancio per via dell’inflazione più alta e della fiducia in calo, anche se l’aumento degli stipendi e dell’occupazione sosterrà il reddito nominale disponibile. Il tasso di risparmio delle famiglie dovrebbe aumentare appena, in parte per via di effetti negativi per i patrimoni. Gli investimenti nel settore privato dovrebbero stagnare per via una calo dell’utilizzo di capacità e di condizioni finanziarie più strette, sia per il settore delle imprese, sia per le famiglie».

«Per contrasto – si legge – nel settore pubblico l’aumento degli investimenti, incluse le costruzioni non residenziali, dovrebbe rimanere sostenuto. Il calo della domanda estera e l’apprezzamento del tasso di cambio effettivo colpirà le esportazioni. Come risultato, il divario negativo della crescita italiana delle esportazioni aumenterà».

Secondo la Commissione, l’occupazione del 2007 è cresciuta dell’1% rispetto all’anno precedente, dopo un +1,7% nel 2006. «Come risultato, la crescita della produttività ha avuto una leggera accelerazione rispetto ad un risultato quasi piatto nel 2006 e la crescita del costo del lavoro per unità è rallentata. Il tasso di disoccupazione è sceso ulteriormente, al 6,1% nel 2007 dal 6,8% nel 2006. Il declino è stato concentrato nei primi tre trimestri dell’anno, quando è stato associato con una riduzione delle persone attivamente all’origine di un impiego, particolarmente nel sud».