DA GENNAIO IL VATICANO NON RECEPIRA’ PIU’ LE LEGGI ITALIANE

Pubblicato il 30 Dicembre 2008 - 22:40 OLTRE 6 MESI FA

Vaticano Il Vaticano non recepirà più automaticamente, come fonte del proprio diritto, le leggi italiane. Tre i motivi principali di questa drastica scelta: il loro numero esorbitante, l'illogicità e l'amoralità di alcune norme con i principi non rinunciabili da parte della Chiesa. Lo riferisce l'Osservatore Romano presentando la nuova legge della Santa Sede sulle fonti del diritto, già firmata da Benedetto XVI, che entrerà in vigore il primo gennaio 2009.

Le leggi italiane sono troppe, mutevoli e spesso contraddittorie tra loro, per non parlare di quelle norme che di fatto contrastano con la morale cristiana. Questo duro giudizio è una delle motivazioni che hanno portato il Vaticano a modificare il meccanismo che quasi automaticamente recepiva nel piccolo Stato le leggi italiane.

Lo scrive l'Osservatore Romano commentando l'entrata in vigore il prossimo primo gennaio della nuova legge sulle fonti del diritto approvata lo scorso primo ottobre dal Papa, in sostituzione della legge, fino a oggi vigente, del 7 giugno 1929. Tra i cambiamenti, precisa il quotidiano della Santa Sede, cambia il meccanismo di ricezione come conseguenza del fatto che "in non poche occasioni i Romani Pontefici hanno riconosciuto la maggioranza o quasi totalità dei sudditi vaticani come cittadini italiani. Mentre nella legge precedente – spiega la nota – operava una sorta di recezione automatica che si presumeva come regola, solo eccezionalmente rifiutata per motivi di radicale incompatibilità con leggi fondamentali dell'Ordinamento canonico o dei trattati bilaterali, nella nuova disciplina si introduce la necessità di un previo recepimento da parte della competente autorità vaticana. Tale norma è vigente anche nei casi nei quali potrebbe presumersi una recezione ope legis".

Per l'Osservatore, "più di un motivo sembra giustificare quest'ulteriore cautela nella recezione della legislazione italiana, rispettata nella sua propria sovranita', ma chiamata nello stesso tempo a rispettare e a confrontarsi con quella vaticana. Ne indichiamo – spiega la nota – solo tre: in primo luogo il numero davvero esorbitante di norme nell'Ordinamento italiano, non tutte certamente da applicare in ambito vaticano; anche l'instabilità della legislazione civile per lo più molto mutevole e come tale poco compatibile con l'auspicabile ideale tomista di una lex rationis ordinatio, che, come tutte le operazioni dell'intelletto, cerca di per sè l'immutabilità dei concetti e dei valori; e infine un contrasto, con troppa frequenza evidente, di tali leggi con principi non rinunziabili da parte della Chiesa".