
Dieta astronomica, 10 miliardi di anni fa la Via Lattea divorava la galassia vicina rubandole stella a stella (foto Ansa-Blitzquotidiano)
Fino a poco più di un secolo fa, credevamo che tutte le stelle del firmamento appartessero alla Via Lattea. Fino al 30 dicembre 1924, quando il telescopio di Edwin Powell Hubble non dimostrò che quei minuscoli puntini luminosi erano davvero troppo lontani, che la nebulosa di Andromeda non era una nebulosa, ma un’altra galassia. Fra le innumerevoli lĆ fuori. E, tuttavia, la storia della nostra di galassia sembra avere sempre meno segreti.
Attrasse a sé le stelle della più piccola Gaia Enceladus
Dieci miliardi di anni fa la Via Lattea ha divorato unan galassia vicina: ha attratto a sĆ© le stelle della più piccola Gaia Enceladus, orbitante attorno a lei come satellite e lo studio coordinato dall’UniversitĆ di Firenze e pubblicato su The Astrophysical Journal Letters dimostra ora che questo evento di fusione non ĆØ avvenuto in un unico episodio.
Gaia-Enceladus ha attraversato più volte il disco della nostra galassia prima di dissolversi completamente. “Siamo riusciti a identificare stelle provenienti da Gaia-Enceladus depositate nella Via Lattea durante il suo primo passaggio e gli attraversamenti successivi” osserva Ćsa SkĆŗladóttir, prima firmataria dell’articolo e docente di Astrofisica, cosmologia e scienza dello spazio di Unifi.
“Si tratta di una scoperta importante per ricostruire l’evoluzione della nostra galassia. Non tutte le stelle che oggi vediamo nella Via Lattea – aggiunge – si sono formate al suo interno: alcune sono nate appunto in galassie che la Via Lattea ha inglobato nel tempo e che successivamente si sono dissolte al suo interno”.
Questa ĆØ stata la sorte di Gaia-Enceladus, lentamente prosciugata del suo patrimonio stellare. Le sue stelle oggi sono sparse in tutta la Via Lattea, ma possono essere identificate grazie alle loro impronte chimiche e cinematiche uniche rispetto a quelle delle loro ‘vicine’ nate in situ.

Stelle che orbitavano in zone differenti
“Abbiamo analizzato lo spettro elettromagnetico di alcune stelle provenienti da Gaia-Enceladus – rileva SkĆŗladóttir – osservandone la composizione chimica, in particolare la presenza di alluminio, magnesio, bario e ferro, elementi attraverso cui possiamo definire la galassia e la zona di nascita della stella. Un’alta abbondanza di alluminio e magnesio indica che la stella si ĆØ formata in un’area vicina al centro della galassia. Un altro parametro che analizziamo ĆØ l’energia delle stelle, sia potenziale che cinetica. In questo caso vale il principio opposto: un più alto valore energetico ĆØ correlato a una stella più esterna del disco galattico”.
“Anche tra le stelle di Gaia-Enceladus si registrano differenze chimiche e cinematiche” afferma poi Alice Mori, dottoranda in fisica e astronomia a Firenze. “Questo significa che siamo di fronte a stelle che orbitavano in zone differenti e che quindi sono state inglobate dalla Via Lattea in incontri diversi”.