E’ MORTO CARLO CARACCIOLO, PADRE DI ESPRESSO E REPUBBLICA

Pubblicato il 15 Dicembre 2008 - 15:00 OLTRE 6 MESI FA

Caracciolo È deceduto nella sua abitazione a Roma l’editore Carlo Caracciolo. Presidente del gruppo l’Espresso e fondatore del quotidiano La Repubblica con Eugenio Scalfari, era nato a Firenze il 23 ottobre 1925. Appartenente alla nobile famiglia dei Principi di Castagneto e Duchi di Melito, Caracciolo è stato uno dei nomi più importanti dell’editoria italiana.

IL CORDOGLIO DI NAPOLITANO – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso il suo profondo cordoglio per la scomparsa dell’editore in una telefonata al direttore di Repubblica Ezio Mauro, ricordando l’editore come «un uomo legato alla causa dell’antifascismo e della democrazia». «Con Caracciolo se ne va uno straordinario editore, un grande uomo di cultura, un signore. Lo ricordo con grande affetto e con nostalgia» ha detto il segretario del Pd Walter Veltroni. «Oggi l’Italia piange una persona perbene» è stato il commento del ministro Gianfranco Rotondi. «Ha segnato la storia dell’editoria» ha ricordato Pier Ferdinando Casini. «Coltivavo con lui da qualche anno una sincera amicizia tra persone che pure avevano identità politiche e culturali molto diverse» ha raccontato il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Di Carlo Caracciolo – ha voluto sottolineare il primo cittadino della Capitale – non si poteva non rimanere affascinati dal tratto autenticamente aristocratico di un grande uomo innamorato del proprio Paese e dei valori umani più profondi».

«È STATO UN PRINCIPE» – «Non c’è più in Italia un altro uomo come lui. È stato un principe, l’ultimo. È una persona che non lascia eredi. Un grandissimo editore, una grande perdita per tutto il Paese»: così Concita De Gregorio, oggi direttore dell’Unità ma per 20 anni giornalista di Repubblica, ha commentato la scomparsa di Carlo Caracciolo. Alla morte dell’editore il direttore dell’Unità dedica un ricordo che sarà pubblicato domani sul quotidiano. E al cordoglio della De Gregorio si aggiunge quello della Federazione italiana degli editori, che ricorda la figura di Caracciolo «come quella di un editore pioniere e innovatore» e nel contempo ne sottolinea «il profilo umano di persona di straordinaria dolcezza e sensibilità».

DAGLI ESORDI A LA REPUBBLICA – Figlio di Filippo Caracciolo e di Margaret Clarke, fratello maggiore di Marella, vedova di Gianni Agnelli, si laureò in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, per poi approfondire gli studi negli Stati Uniti, presso la prestigiosa Harvard Law School. Cominciò la sua attività imprenditoriale nel 1951 fondando a Milano la Etas Kompass, dedita alla pubblicazione di riviste tecniche, di cui restò Amministratore Delegato fino al 1975. Nel 1976, da una joint venture tra Editoriale L’Espresso (di cui era diventato azionista di maggioranza) e Arnoldo Mondadori Editore, nacque la Società Editoriale La Repubblica, della quale Caracciolo è stato presidente e amministratore delegato: il 14 gennaio 1976 cominciano le pubblicazione del quotidiano, diretto da Eugenio Scalfari.

L’AMICIZIA CON GIANNI AGNELLI – Caracciolo, dotato di grande ironia, descriveva se stesso scherzando sui titoli nobiliari; parlava in modo aperto della passione per le donne e delle sue idee politiche. Un accenno a parte merita l’amicizia che lo legava a Gianni Agnelli. La sorella di Carlo, Marella, sposò l’Avvocato nel 1953. Caracciolo – nel libro «L’editore Fortunato» – raccontava così il primo incontro con Agnelli: «Gli inizi dell’amicizia con Gianni, che sarebbe durata un’intera vita, posso collocarli nei primissimi anni Cinquanta. Lui, nato nel ’21, aveva quattro anni più di me. La cosa che di lui più m’impressionava era l’enorme desiderio di piacere. Aveva una vitalità straripante, quasi pericolosa. Era un giovane gaio, con disponibilità economiche ovviamente inesauribili cui facevano riscontro poche occupazioni».

L’ULTIMA SFIDA – L’ultima sfida editoriale a gennaio del 2007 con l’acquisto del 33,3% del quotidiano francese Liberation al fianco dell’ azionista di maggioranza Edouard de Rothschild.