Gelo Fini Berlusconi. Il presidente della Camera: “Paradossale nascondere i problemi”

La fessura che si è aperta tra le due anime del Pdl, quella di provenienza Forza Italia e quella ex An non sembra destinata a rimarginarsi tanto facilmente, perché Gianfranco Fini non ci sta a dire che va tutto bene e lo fa apertamente, anche se poi resta da vedere quale seguito effettivo abbia Fini nel suo ex partito, al di là delle espressioni di circostanza di chi, come Italo Bocchino, sfida le ire del capo suporemo Berlusconi per non lasciare Fini isolato.

Per Gianfranco Fini non è vero che va tutto bene e lui lo dice apertamente: «I problemi politici ci sono  ed è paradossale che Berlusconi li neghi» ha sostenuto il presidente della Camera a commento delle parole concilianti del premier. Stavolta Fini non vuole rimanere inchiodato al copione caro al Cavaliere che mena fendenti per primo per poi annunciare la pace raggiunta, anche se è vero che, nel caso suo, è stato proprio Fini a iniziare le ostilità. Appena celebrata la fusione di FI e AN nel Pdl, Fini si è reso conto di essere stato messo in naftalina, senza partito e senza ruolo, se non quello istituzionale di presidente della Camera. Ha così subito cercato di ritagliarsi uno spazio e fin dal congresso di fondazione ha teorizzato che il partito non poteva essere dominato dal “pensiero unico”. Da quel momento, su qualsiasi tema, ha fatto il controcanto a Berlusconi, talvolta lasciando perplessi i suoi ex camerati ma ottenendo un consenso trasversale sulla sini.stra.

La cosa deve avere irritato non poco Berlusconi, perché le prese di posiizione di Fini potrevano apparire con l’avvio di una campagna per acquisire consensi con meta finale il Quirinale.

Di qui l’ultima fase della rissa politica, niziata con l’attacco di Feltri a Fini sul “Giornale”, che rivela un disagio più profondo all’interno della maggioranza. Berlusconi, in nome di un centralismo democratico del quale è ormai rimasto proprio lui il migliore teorico, vuole che il Pdl parli una sola lingua, invocando una ricompattazione forte in vista di scadenze importanti, come la decisione della Consulta sulla legge Alfano prevista all’inizio di ottobre.

Fini è invitato giovedì alla scuola formazione di Gubbio, tradizionale palestra di quadri forzista: i suoi assicurano che lì risponderà a Berlusconi, ribadendo le prese di posizione assunte dal congresso ad oggi, segnando una discontinuità politica netta.

Insomma i “problemi restano” sul tappeto e Fini non accetta né il metodo né il merito delle pioggia di critiche di cui è stato fatto oggetto. Le parole di Feltri, ragionano nel suo entourage, peseranno eccome nella discussione che si apre.

Nel frattempo i finiani come il vicepresidente dei deputati del Pdl Italo Bocchino chiedono la testa di Feltri, ma ha molto il sapore di una boutade,  mentre il portavoce Bonaiuti si affretta a stemperare i toni della vicenda annunciando la fine di ogni fraintendimento.

Domani a Gubbio la prossima puntata.

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