Goldman Sachs ha chiuso il secondo trimestre 2009 con un utile netto di 3,44 miliardi di dollari, pari a 4,93 dollari per azione contro i 3,65 previsti dagli analisti, ha annunciato la banca martedì 14 luglio. Si tratta dell’utile trimestrale più alto nella storia della banca d’affari newyorchese, i cui ricavi si sono attestati a 13,76 miliardi di dollari. Le voci degli scorsi giorni, che vedevano la banca d’investimento capace di annunziare profitti per quasi due miliardi di dollari, prima di essere confermate oggi 13 luglio, hanno spino il titolo ad un rialzo del 5,3 per cento.
I risultati trimestriali della Goldman Sachs hanno immesso fiducia nel settore finanziario e hanno trainato i principali indici di borsa. Il Dow Jones ha guadagnato il 2,26 % e in Europa tutte le principali borse hanno chiuso col segno positivo. Nei prossimi giorni i bilanci di altre grandi banche americane saranno pubblicati e si attendono, per alcune di loro, risultati positivi. Sarebbero i primi segnali concreti di un definitivo assestamento del mondo finanziario dopo la crisi che l’ha travolto.
La pubblicazione dei conti della Goldman Sachs, che ha beneficiato di un prestito del governo americano, non è e non sarà esente da polemiche. Secondo le indiscrezioni, la società di Wall Street si prepara, infatti, a distribuire una pioggia di compensi milionari ai suoi dipendenti. Stando agli analisti della Banc of America Securities-Merrill Lynch, i dirigenti della banca avranno capitale sufficiente per pagare quasi 18 miliardi di dollari di bonus paghe per i suoi 28 mila dipendenti, con una media di 642.000 dollari a testa.
Le indiscrezioni sugli imminenti compensi milionari della Goldman ai suoi dipendenti seguono di poco la rivelazione, diffusa dal Financial Times, che diversi manager della compagnia avrebbero venduto 700 milioni di dollari di azioni dopo il fallimento della banca, quando l’istituto stava già godendo di un finanziamento statale di 10 miliardi di dollari.
Nei mesi scorsi diverse voci del Congresso si sono levate contro l’intreccio di politica e affari su cui la Goldman Sachs ha riposto una consistente parte della sua fortuna. Negli anni recenti, due dei top manager hanno assunto il ruolo politicamente influente di ministro del tesoro, Robert Rubin e Henry Paulson. Quest’ultimo, in carica durante il governo Bush, ha avuto un ruolo determinante nella costituzione del colossale prestito che ha permesso alla Goldman Sachs di non fallire. Per contro, fu responsabilità dello stesso Paulson se invece, nel 2008, la Lehman Brothers, istituto concorrente della Goldman, fu lasciato fallire, generando un panico duraturo nella finanza mondiale.
Lunedì, 13 luglio, in un articolo del New York Times un anonimo consulente finanziario ha riassunto l’ondata di risentimento verso le politiche dei grandi istituti di credito: «Loro esistono, altri no. E il contribuente ha reso possibile questo risultato.»