Guerra infinita Etiopa-Eritrea, da oltre trent’anni acerrime nemiche. Due o tre cose vanno pur dette.
Il mondo finge di averlo dimenticato mentre Russia, Cina e Turchia se ne stanno sulla sponda pronte a dividersi i resti dello “scempio infinito”. Come (giustamente) lo chiama il generale Mario Arpino. Già Capo di stato maggiore dell’Areonautica Militare, impegnato nella Guerra del Golfo (Kuwait, Iran, 1990-1991) accanto a Colin Powell ed altri comandanti.
Da quando è scoppiata la pace ( la caduta del muro di Berlino, le decolonizzazioni), mai il mondo aveva assistito a tanta guerra. Un paradosso.
1) Mezzo pianeta è in armi, ribolle, il sangue scorre a fiumi. Non c’è un solo continente che faccia eccezione. Si combatte in Indonesia, Kurdistan, Nepal (i guerriglieri maoisti contro la monarchia costituzionale).
In Nigeria imperversa il gruppo terroristico di Boko Haram, in Siria siamo già a 300 mila morti, nel Darfur (Sudan) ne muoiono 10 mila al mese, in Ucraina hanno perso la vita 13 mila persone,in Libia 2.500 solo con le rivolte dell’ultimo anno.
Pakistan e India si guardano in cagnesco per il Kashmir, ed entrambe hanno l’atomica. Israele e Palestina sono in conflitto dal 1948. Nelle Filippine la lotta armata è iniziata nel 1971 (15.000 morti), In Uganda è cominciata nel 1987.
In Somalia nel 1991. In Egitto da anni i fondamentalisti islamici armati non danno tregua al governo . In Congo il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti è costato 350 mila vittime. In Brasile c’è la guerra tra i cartelli della droga e il governo. In Colombia la guerra civile in quarant’anni ha prodotto 300 mila morti. E poi ci sono Afghanistan, Yemen, Iraq, Costa d’Avorio, Burundi, Algeria.
La guerra Etiopia.Eritrea sotto i riflettori del mondo
2) Adesso torna sotto i riflettori il conflitto Etiopa-Eritrea. La situazione sta degenerando. Le milizie separatiste del Tigray marciano su Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia. Molti cittadini europei, americani e turchi sono già scappati con voli commerciali.
Dopo 386 giorni di guerra civile e nonostante i vani tentativi di mediazione dell’Unione Africana e degli USA ora si profila il peggio. Amnesty Interrnational (dalla sua sede keniota di Nairobi) riferisce di rastrellamenti di etiopi di origine tigrina. Su Macallé, capitale del Tigray in Etiopia (780 km a nord di Addis Abeba), piovono i bombardamenti dei droni anche sui quartieri dei civili.
Le milizie tigrine del TDF (Tigray Defense Forces) unite da agosto ai ribelli di Oromo (Oromo Liberation Forces) stanno inseguendo le forze governative in rotta. Di qui l’appello del primo ministro Aby alle personalità civili del Paese perché si uniscano alla resistenza.
Tra i primi a rispondere “presente” Haile Gebselassie, la leggenda mondiale del fondo e mezzofondo, due ori olimpici e 4 mondiali, detentore di 27 primati del mondo (dai 5 mila alla maratona). Vive nella capitale, ha 1.700 dipendenti, 4 resort, una piantagione di caffè, due scuole superiori, una grande impresa edile. Ha mollato tutto per la sua Etiopia. Ed è partito per il fronte.
3) Come e quando finirà questa guerra? Il sito Avhal riferisce di 100mila morti, le diplomazie girano a vuoto. Per ora. Si sta negoziando una tregua e si ipotizza la salvezza in una Etiopia federale.
Europa semre in ritardo
E mentre l’Europa , come al solito, mette gli occhi sull’’Africa quando è troppo tardi, Cina e Turchia vanno a nozze. I cinesi si sono concentrati sulle infrastrutture, Erdogan ha infilato 200 aziende turche rastrellando 2,5 miliardi di dollari (fonte Analisi Difesa).
Naturalmente tra queste aziende c’è la sua che produce il TB-2, un drone che in questo conflitto fa la differenza (porta un carico bellico di 150 kg con una autonomia virtuale di 27 ore di volo a 220 km/h).
E l’Italia? Accoglie i rifugiati con un bel tampone.
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