RAI: RESPINTO LICENZIAMENTO DI SACCA’ PROPOSTO DA DG CAPPON

Pubblicato il 16 Luglio 2008 - 12:31 OLTRE 6 MESI FA

Sacca_dito Il ‘caso Saccà’ arriva davanti al Cda della Rai, che respinge la proposta formulata dal direttore generale Claudio Cappon con la richiesta di licenziamento del capo di RaiFiction. La mozione è stata bocciata con 4 voti contrari, 3 favorevoli e 2 astenuti. Perché il provvedimento passasse occorrevano 5 voti favorevoli. Si sono espressi in modo negativo Giuliano Urbani, Gennaro Malgieri, Giovanna Bianchi Clerici (tutti di area Pdl-Lega) e Angelo Maria Petroni, rappresentante del ministero dell’Economia; favorevoli Claudio Petruccioli, presidente Rai, Carlo Rognoni e Nino Rizzo Nervo, entrambi di area Pd; gli astenuti sono Sandro Curzi (Rifondazione) e Marco Staderini (Udc). La prossima settimana il Cda di viale Mazzini discuterà sull’ipotesi di trasferimento ad altro incarico per Saccà, avanzata dallo stesso Cappon – dopo la bocciatura della proposta di licenziamento – per «ormai evidente incompatibilità ambientale». Urbani ha chiesto il rinvio motivandolo con la mancata informazione preventiva.

«GRAVI VIOLAZIONI» – «La Direzione generale non ha dubbi e, a conclusione dell’intera vicenda, in relazione alle gravi violazioni accertate e al notevolissimo danno d’immagine subìto dalla Rai, ritiene che non ci siano le condizioni per procrastinare decisioni sanzionatorie e che queste non possano che essere adeguate alla gravità dei fatti accertati». Con queste parole Cappon aveva proposto il licenziamento di Agostino Saccà. Con questo voto – aveva detto il dg – la Rai stabilisce cosa è lecito e normale, «perché quello che decideremo sarà misura e riferimento per i comportamenti futuri di tutti».

«COSì FAN TUTTI» – «Il dottor Saccà – ha aggiunto Cappon – non ha mai smentito in questi mesi i fatti che gli sono attribuiti (e anzi in un’intervista al Corriere della Sera dell’1.7.2008 ha affermato "Di che mi dovrei vergognare? Anzi in quelle intercettazioni, sì mi ci riconosco"), ma si è limitato in sostanza a sostenere che i suoi comportamenti erano leciti (Corriere della Sera dell’1.7.2008: "Lo fanno tutti, è un’azienda politica") e a mettere in discussione la legittimità delle intercettazioni». Ho già detto altre volte che, in questa vicenda, non si valuta una persona e la sua storia, ma una serie di comportamenti documentati, mai smentiti e anzi rivendicati secondo la logica del "così fan tutti"».

«ASTENSIONI DICONO MOLTO» – Dal canto suo, Saccà si definisce «felice, contento e decisamente più tranquillo» perché anche un quarto giudice ha ascoltato le sue ragioni: «e si tratta di un giudice importante – sottolinea il direttore di RaiFiction – perché è il giudice-azienda». Saccà sottolinea in particolare il valore della geografia del voto: «Certe astensioni dicono molto del valore di questo voto rispetto al senso della verità».

URBANI CONTRARIO – Uno dei voti contrari all’ipotesi licenziamento fa capo dunque a Giuliano Urbani, che ha agito «in ragione di un profondo dissenso sull’intero procedimento seguito per giungere a una conclusione radicalmente inaccettabile e profondamente contraria alla tutela dell’interesse aziendale». Il licenziamento a suo avviso sarebbe stato «iniquo, illegittimo e maldestramente prefabbricato, oltreché irresponsabilmente preannunciato». Urbani ritiene «l’intero procedimento seguito dalla direzione generale caratterizzato da lacune, omissioni, interpretazioni discrezionali, mancanza di equità, ricostruzioni prive della sufficiente attendibilità, ipotesi accusatorie incredibilmente prive dei necessari riscontri fattuali, deduzioni chiaramente fuorvianti».

CAPPON: «MANDATO A DISPOSIZIONE» – Grandi manovre alla Rai, con lo stesso Cappon che ha annunciato che il suo mandato è in scandenza. In un’intervista al periodico Prima Comunicazione, in edicola sabato 19 luglio (ma rilasciata i giorni scorsi, quindi prima del voto del Cda Rai), il direttore annuncia la sua uscita dopo due anni di lavoro. E parla del caso Saccà: «Siamo convinti di aver agito con responsabilità e correttezza a garanzia dell’immagine dell’azienda e anche dei diritti di Saccà. Questa vicenda ha una grande rilevanza pubblica con un forte impatto mediatico e riguarda un dirigente di alto profilo. Sul piano personale comprendo la sofferenza delle persone coinvolte ma che questa vicenda riflette un costume e un comportamento di gestione aziendale lontanissimi dalla mia formazione professionale e deontologica».