Ritiro della patente. La bevuta di una sera che rovina una vita

Pubblicato il 14 Settembre 2009 - 21:00 OLTRE 6 MESI FA

Anche in Italia si va imponendo lo stop quasi assoluto al consumo di alcol per chi guida, un rigore del legislatore che trova molto consenso tra l’opinione pubblica e meno tra gli automobilisti.

Secondo il parere di molte «vittime» dell’etilometro e anche di alcuni giuristi, la situazione sta andando oltre all’effetto deterrente che la legge  intendeva innescare. Scrive Marco B. su uno dei tanti forum online dedicati all’argomento: «Chi guida ubriaco è indifendibile, ma con questa legge non si educa, si reprime, si umilia e si rovina la gente».

Sono infatti migliaia gli italiani di ogni età incensurati che magari non hanno mai preso una multa ma che, pur non essendo degli alcolisti, hanno pagato cara una bevuta nel weekend fatta a cena a casa di amici. Ed ecco le conseguenze: crisi coniugali, perdita del lavoro, depressioni, vite rovinate, isolamento nelle realtà territoriali più piccole, ingestibilità della vita quotidiana nelle famiglie numerose, e poi tanta rabbia.

Non c’è un solo utente che non ammetta l’errore o che non abbia compreso cosa sia accaduto, ma il veto sull’uso di qualunque veicolo per un periodo dai tre mesi ai due anni, la confisca dell’auto, la fedina macchiata, l’attesa del processo, una sanzione che può arrivare a diecimila euro, le visite mediche e il percorso riabilitativo al Sert, vengono vissuti come un incubo che nessuno poteva immaginare. Tra questi, ci sono anche migliaia di automobilisti che sono stati costretti a fare dei debiti per pagare le sanzioni e trattati a detta loro come «criminali pur non avendo fatto male a nessuno». Tuttavia l’art. 186 del Codice della strada parla chiaro:  l’automobilista colto in fallo compie a tutti gli effetti un «crimine» e come tale va punito, sia in sede civile sia in sede penale.

«Nessuno contesta il principio su cui si basa la normativa» afferma Mary Corsi, avvocato fondatrice del sito Blog “Consulenza Legale” «tuttavia ci si chiede se un tale inasprimento sia funzionale allo scopo, ovvero la diminuzione degli incidenti, e se non sia più incisivo piuttosto l’incremento dei controlli, che per esempio in Francia sono dieci volte tanto che da noi». Nella norma si riscontra «un impeto legislativo abnorme» afferma Michele Ainis, docente di Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università di Roma Tre: «Qui pare si vogliano colpire cento, che bevono due bicchieri di vino a cena, per educarne uno, quello che guida come un pazzo all’alba con mezzo litro di superalcolico in corpo».

A tutto ciò, rispondono i sostenitori della linea dura con i dati: oltre lo 0,2 di tasso di alcolemia del sangue infatti, come afferma l’Istituto superiore di Sanità, rallenta i riflessi. Secondo poi la Consulta Nazionale sull’alcol, ben il 40% degli incidenti stradali sarebbero provocati dagli effetti dell’alcol.

Staremo a vedere se le persone colpite da questo tipo di provvedimenti riusciranno o no a vincere la loro battaglia: intanto, dichiarano di voler scrivere al Presidente Napolitano e pensano che lo Stato «per l’errore di una sera» che non ha causato «alcun danno a terzi» non possa irrompere nella loro vita e rovinarla, mettendo a repentaglio il lavoro, la stabilità e gli equilibri familiari.