Sanità sempre più nel caos: al sud attese anche per interventi di cancro

Pubblicato il 20 Ottobre 2011 - 15:56 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ospedali italiani sempre più nel caos, soprattutto al Sud. Nelle Regioni alle prese con i piano di rientro dal deficit i problemi con cui devono fare i conti le strutture sanitarie stanno mettendo a rischio la stella polare di ogni sistema sanitario: la sicurezza delle cure. Tra mancanza di posti letto, assenza di strutture mediche territoriali e carenza di medici e personale sanitario, la situazione sta scoppiando: dopo l’allungamento delle liste di attesa, si è arrivati allo slittamento degli interventi chirurgici programmati. Anche quelli oncologici.

Emblematico è il caso dell’ospedale Cardarelli di Napoli, dove il primario del reparto di Urologia, Alberto Masala, ha lanciato l’allarme: “Il 30% di pazienti con diagnosi di tumore in lista d’attesa per un intervento chirurgico oncologico potrebbe non essere operato entro l’anno”. Dati confermati all’Adnkronos Salute dal direttore medico di presidio, Franco Paradiso, che aggiunge: “Al pronto soccorso del Cardarelli l’accesso è costante: oltre 300 persone al giorno, di cui circa 30 con patologie legate all’urologia. Questo scatena una serie di conseguenze che finiscono per incidere sull’attività del reparto”. I pazienti, anche quelli alle prese con un tumore, rischiano quindi di andare incontro a lunghe liste di attesa. Anche per gli interventi. Un segnale, questo, che per il presidente dell’Aiom (Associazione italiana oncologia medica), Carmelo Iacono, è di una “gravità estrema. Ci sono – spiega – interventi chirurgici, come un’ernia, differibili, ma di certo non si può far slittare un’operazione per un carcinoma alla vescica. Tutti gli interventi che riguardano la patologia oncologica hanno infatti la priorità su tutti gli altri. Del resto – aggiunge – sono pochi i reparti di oncologia che hanno liste di attesa, proprio per le caratteristiche della malattia”.

Pochi al momento, forse. Di certo le prospettive future non sembrano rosee. “Il problema – sottolinea il presidente dell’Aiom – è che se le strutture più in difficoltà, specie quelle ubicate nelle Regioni alle prese con i piani di rientro, non riescono a risolvere il problema della carenza degli organici ci ritroveremo presto a fare i conti con le liste d’attesa anche in oncologia”. Problemi che al Cardarelli sono già realtà. A illustrarli è il direttore generale dell’ospedale napoletano Rocco Granata: “La difficoltà maggiore con cui dobbiamo fare i conti – spiega – è la mancanza di filtro sul territorio. Sommato al fatto che al Cardarelli c’è l’unico pronto soccorso urologico della città il quadro è completo: tanti accessi nei reparti d’emergenza, con ricoveri e interventi che vanno a incidere sulle operazioni programmate. D’altronde – sottolinea Granata – i pazienti che arrivano non possiamo, e non vogliamo, rifiutarli”. Non solo. “A far precipitare le cose – aggiunge il direttore generale del Cardarelli – c’è anche la carenza dei camici bianchi che – fra blocco del turnover imposto alle Regioni con i piani di rientro e la corsa al pensionamento – peggiora il quadro di una situazione già al limite”. Granata sono mesi che denuncia questi problemi alle istituzioni. Ha scritto anche al governatore della Campania, Stefano Caldoro. “E’ da tempo – spiega – che chiedo un piano straordinario per il Cardarelli, altrimenti questa situazione non troverà mai una soluzione. Anche perchè il problema non riguarda solo il reparto di Urologia”.

Per risolvere la questione, secondo Granata c’è solo una strada: “E’ necessario distribuire i pazienti anche sul Monaldi e sulle altre strutture della città. Anche, perchè no, sulle cliniche private. Certamente – aggiunge – la soluzione non è quella adottata a giugno, quando al Cardarelli sono stati tagliati fondi per circa 7 milioni di euro”. Un commento amaro arriva dal segretario nazionale dell’Anaao, principale sindacato della dirigenza medica del Ssn, Costantino Troise: “C’era da aspettarselo. Da mesi stiamo lanciando l’allarme su questo problema. Il Cardarelli, purtroppo, non è un caso isolato. Diciamo che è l’unico denunciato. E’ verosimile che accada anche in altri ospedali”. Secondo Troise, “cominciano a emergere i primi segnali gravi riguardo alla sicurezza delle cure. D’altronde – aggiunge – il blocco del turnover e la corsa al pensionamento spinta dalle ultime leggi, stanno mettendo in ginocchio i servizi sanitari regionali. E’ inevitabile quindi – conclude – che si allunghino i tempi di attesa, fino ad arrivare a posticipare gli interventi oncologici”.