Usa, il dipartimento di Giustizia accusa di hackeraggio 5 cittadini cinesi

di Caterina Galloni
Pubblicato il 20 Settembre 2020 - 18:51 OLTRE 6 MESI FA
Instagram, foto Ansa

Instagram, con una foto hacker entravano nel telefono. Scoperta e riparata una vulnerabilità (foto Ansa)

Gli Stati Uniti hanno accusato di hackeraggio cinque cittadini cinesi e due malesi residenti negli USA.

Secondo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DoJ) hanno hackerato più di 100 aziende in America, Francia, Giappone, Singapore e Corea del Sud.

I due imprenditori malesi, Wong Ong Hua, 46 anni, e Ling Yang Ching, 32, hanno “cospirato” con due degli hacker cinesi, Zhang Haoran e Tan Dailin, entrambi 35enni, prendendo di mira in particolare l’industria dei videogiochi.

Si sarebbero appropriati di oggetti e valute di gioco con la frode, l’hacking o altri mezzi e venduto gli oggetti digitali guadagnando soldi reali, ha aggiunto il DoJ.

I due imprenditori malesi sono stati arrestati mentre i cinque cinesi sono latitanti, sarebbero fuggiti in Cina, nazione con cui gli USA non hanno un trattato di estradizione.

L’accusa, scrive la BBC, ritiene che tre hacker cinesi abbiano preso di mira aziende informatiche produttrici di software, di computer, società di social media.

Nel corso di una conferenza stampa, il viceprocuratore generale Jeffrey Rosen ha spiegato che “alcuni degli imputati cinesi hanno compromesso le reti di società di videogiochi in tutto il mondo.

“È un’industria che produce miliardi di dollari. E li hanno defraudati delle risorse di gioco. “Due degli imputati cinesi sono accusati, insieme ai due malesi di aver venduto le risorse sul mercato nero attraverso il loro sito web illegale”.

Un’altra delle accuse riguardava dei reati tra cui furto di identità e riciclaggio di denaro da parte di tre dei cinesi, che secondo il DoJ avevano hackerato più di 100 aziende.

Secondo il DoJ, Jiang Lizhi, 35 anni, Qian Chuan, 39 anni e Fu Qiang, 37 anni, lavoravano come senior manager per un’azienda cinese di sicurezza informatica. Le società hackerate erano situate in tutto il mondo, non solo negli Stati Uniti ma anche in Australia, Brasile, Cile, India, Giappone, Singapore.

Microsoft, così come Google, Facebook e Verizon hanno aiutato i funzionari nelle indagini e nel bloccare i metodi di attacco, ha detto il governo degli Stati Uniti. Rosen ha sottolineato la presunta mancanza di sostegno offerta alla risoluzione del caso da parte di Pechino.

“In un mondo ideale, ringrazierei le forze dell’ordine cinesi per la loro collaborazione in questa vicenda e i cinque hacker cinesi sarebbero ora in custodia in attesa del processo”. (Fonte: BBC).