VANNA MARCHI E FIGLIA DI NUOVO ARRESTATE, ”VOLEVANO ESPATRIARE”

Pubblicato il 5 Giugno 2008 - 06:24| Aggiornato il 13 Dicembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

Marchi_figlia Il carcere non lo vedevano dal 25 marzo 2002, dopo oltre sei anni, Vanna Marchi e la figlia Stefania Nobile sono tornate a San Vittore. Le due donne sono state arrestate mercoledì pomeriggio.

Per i giudici della quarta Corte d’appello di Milano, che il 27 marzo scorso, nel processo di secondo grado avevano condannato per associazione a delinquere e truffa la Marchi a 9 anni e 6 mesi e la figlia a 9 anni, 4 mesi e 9 giorni, esisteva il concreto rischio che fuggissero all’estero per sottrarsi alla sentenza, una volta che fosse diventata definitiva. Fuori dall’Italia hanno soldi, sostengono i magistrati, molti più di quelli sequestrati nel corso delle inchieste, anche se non sono mai stati trovati. Nel 2002 avevano intenzione di ampliare la propria attività in Spagna, individuando dei locali a Madrid. Nel frattempo, in questi mesi, sono rientrate nel giro. Una, la Marchi, con un centro estetico a Carpi, nel Modenese, in cui è tornata a occuparsi di creme di bellezza, «come un tempo», dice il dirigente della Squadra Mobile di Milano, Francesco Messina. L’altra, Stefania Nobile, userebbe Internet con eccessiva disinvoltura. L’aveva dichiarato lei stessa nel luglio del 2006, pochi mesi dopo le due condanne in primo grado che, sommate, davano una pena complessiva di 12 anni e 6 mesi per entrambe. Voleva tornare a vendere prodotti di bellezza ma anche cimeli personali: «Tutti vogliono le mie scarpe, ma in vendita ci saranno anche gli occhiali da sole che ho usato durante tutto il processo», aveva annunciato.

«Solo la misura detentiva è in grado di prevenire lo svolgimento di attività o comunicazioni con l’esterno, anche tramite Internet o trasmissioni televisive». È quanto hanno scritto i giudici della quarta corte d’appello nell’ordinanza che ha fatto scattare le manette per la Marchi e la figlia. Il loro legale, l’avvocato Liborio Cataliotti, ha già annunciato che giovedì stesso presenterà un ricorso al Tribunale della Libertà di Milano, per ottenere la revoca della misura. «L’ordinanza contiene affermazioni congetturali e disancorate dalla realtà» ha sostenuto il legale. Nell’ordinanza, di poche pagine, si sostiene che per le due donne sussiste il pericolo di fuga e quello di reiterazione del reato, in quanto potrebbero essere in possesso di somme, provento del reato di truffa, superiori a quelle sequestrate nel corso dei processi a loro carico.