Estinzione, 1 specie su 8 a rischio. Allarme Unesco: “Colpa dell’uomo, dobbiamo agire subito”

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 6 Maggio 2019 - 14:51| Aggiornato il 24 Luglio 2019 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione. Una specie su 8 rischia di sparire dal pianeta. Questo l’allarme lanciato dalla Piattaforma intergovernativa per la biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES) nella riunione Unesco del 6 maggio a Parigi. Gli esperti dei 110 Paesi, sui 132 dell’organizzazione Onu, presenti ai lavori vogliono tuttavia continuare a nutrire un briciolo di speranza: evitare il peggio, avvertono, è ancora possibile, a condizione di porre fine all’eccessivo sfruttamento del pianeta terra.

Robert Watson,  presidente dell’Ipbes, ha spiegato: “La salute degli ecosistemi da cui dipendiamo, come tutte le altre specie, peggiora in modo più rapido che mai. Le fondamenta stessa delle sue economie, dei mezzi di sussistenza, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità di vita nel mondo intero”. 

Durante il meeting gli esperti e i delegati di 130 nazioni hanno discusso i dati di tre anni di censimenti e di analisi eseguite da centinaia di esperti. In Europa oltre ad api e insetti, a rischio estinzione ci sono l’allodola, la cui popolazione si è ridotta a meno del 50% rispetto agli ultimi 40 anni, la piccola farfalla blu, in calo del 38% dagli anni Settanta, e ancora scoiattoli rossi, pipistrelli e riccio. Per gli scienziati la Terra è all’inizio della sesta estinzione di massa della sua storia, ma si tratta della prima che vede tra i “colpevoli” l’uomo e le sue attività. Negli ultimi secoli infatti sono scomparse già 680 specie di vertebrati. 

L’impatto di queste estinzioni infatti sarebbe diretto anche sull’uomo, influenzando il cibo, l’acqua potabile e anche la produzione di farmaci e l’assorbimento dell’anidride carbonica. Il rapporto Onu precisa: “La quantità di elementi della natura che sfruttiamo a vario titolo è immensa. Ed è fondamentale per l’esistenza e la prosperità della vita umana. Anche perché la maggior parte di tali materie prime non è sostituibile”.

François de Rugy, ministro francese dell’Ambiente, ritiene che la perdita di biodiversità sia altrettanto grave rispetto agli effetti del riscaldamento globale e la definisce una “crisi più silenziosa”. Un’allarme che però apre a una speranza, dato che come sottolinea Watson “non è troppo tardi per agire, ma solo se si comincia a farlo adesso a tutti i livelli, locale e mondiale”. Per scongiurare l’estinzione delle specie è necessario fare rapidi interventi politici per regolamentare lo sfruttamento delle terre e delle risorse naturali, come la deforestazione che priva degli habitat le specie a rischio e ancora l’inquinamento.