Frigoriferi, televisori, cellulari: sapete che i vecchi elettrodomestici si possono buttare gratis? Ecco come e dove

Avete un vecchio cellulare o un vecchio frigorifero, un piccolo o un grande elettrodomestico da buttare e non sapete come farlo? Siete in buona compagnia: oltre 8 italiani su 10 non sanno che il vecchio cellulare può essere lasciato gratis in un negozio specializzato senza bisogno di comprare nulla. E 6 su 10 non sanno che quando si acquista un nuovo frigorifero il venditore è obbligato a ritirare gratuitamente quello vecchio.

Cosa sono i Raee? Che significa “uno contro zero” e “uno contro uno”? I Raee sono i “Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche”, si tratta di piccoli o grandi apparecchi come cellulari, tablet, televisori, monitor, computer, frigoriferi, mouse, rasoi elettrici, tostapane, phon, bollitori, friggitrici e via dicendo.

Ogni anno in Italia produciamo 800 mila tonnellate di rifiuti elettronici, ma solo una parte di essi vengono smaltiti correttamente. Il riciclaggio o il corretto smaltimento dei “Raee” è importante per due ragioni: 1) i vecchi apparecchi potrebbero diventare una fonte preziosa di plastica e “materie prime seconde”, ovvero metalli pesanti come rame, acciaio e alluminio, o le strategiche “Terre rare” contenute in smartphone, tv a schermo piatto o tablet. 2) Abbandonare i Raee in mezzo alla strada significa andare incontro a pericolose contaminazioni: per esempio i frigoriferi più vecchi contengono i gas refrigeranti Cfc e Hcfc, proibiti da anni a causa del loro altissimo effetto serra e perché distruggono lo strato di ozono nell’atmosfera.

Dal 22 luglio del 2016 è entrato in vigore il decreto dell’uno contro zero (numero 121 del 2016). Riguarda tutti gli apparecchi elettronici non più grandi di 25 centimetri. Prevede che si possano portare il vecchio cellulare, piccolo elettrodomestico o altri prodotti inferiori ai 25 cm in un punto vendita di almeno 400 metri quadrati senza essere obbligati ad acquistare un nuovo prodotto equivalente.

Nel maggio del 2010 era entrato in vigore il decreto dell’uno contro uno (numero 65 del 2010). Prevede che, quando un cliente acquista un nuovo elettrodomestico, il venditore è obbligato a ritirare gratuitamente quello vecchio. I distributori, compresi coloro che effettuano televendite o vendite online, hanno “l’obbligo di informare i consumatori sulla gratuità del ritiro, con modalità chiare e di immediata percezione, anche tramite avvisi posti nei locali commerciali con caratteri facilmente leggibili”.

Due decreti, uno a distanza di sei anni dall’altro, per raggiungere un obiettivo ancora lontano. L’Italia rischia sanzioni dall’Europa perché smaltisce correttamente solo 4 chilogrammi di Raee per abitante, sotto il minimo richiesto dall’Ue di 5,8 kg per abitante.

Del resto, da un indagine di Ipsos Italia per Ecodom e Cittadinanzattiva sui comportamenti degli italiani nella gestione dei Raee con 2.121 interviste, è emerso che il 42% degli italiani non conosce i Raee, solo il 18% (meno di 1 su 4) li riconosce correttamente, mentre 2 su 5 (40%) ne hanno solo un’idea approssimativa; e che in pochi conoscono la normativa che ne regola il corretto conferimento. Solo 18 italiani su 100 conoscono il nuovo decreto “uno contro zero” del 2016 e il 44% conosce il decreto “uno contro uno del 2010.

La percezione sul grado di rischio per le conseguenze dannose che il mancato trattamento può avere sull’ambiente è elevata (livello medio di pericolosità pari a 8,7 su 10) e a informare sono state l’amministrazione pubblica (31%) o le aziende di igiene urbana (31%). Per un 10% a fornirle sono sono stati i negozianti. Le apparecchiature a rischio nelle case degli italiani, non in uso o non funzionanti, sono il 7,4% del totale con il più elevato potenziale di rischio tra videoregistratori, videocamere, macchine fotografiche digitali e calcolatrici.

Sulle modalità di dismissione prevalgono i comportamenti virtuosi: nel 60% con il ricorso a società di igiene urbana e nel 9% tramite i negozianti. Le cattive abitudini di conferimento sono al 17%. Sugli scarsi risultati di raccolta, rispetto all’indagine 2011, i cittadini riconoscono di avere le principali responsabilità: il 35%, che a Roma sale al 41%. Seguono le amministrazioni pubbliche (30%), in calo rispetto al 2011 (39%), che nelle Isole arriva al 37%, il canale distributivo (13%) e i produttori di Raee (11%).

Entro il 2019 l’Italia dovrà raggiungere gli obiettivi imposti dalla Commissione Europea: arrivare cioè a gestire l’85% sul totale dei Raee generati dalle famiglie italiane o il 65% delle nuove apparecchiature immesse sul mercato.

 

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