In mezzo al Pacifico un”’isola di mondezza”, il doppio della Francia

Pubblicato il 14 Novembre 2009 - 11:27 OLTRE 6 MESI FA

mondezzaIn mezzo all’Oceano Pacifico, mille miglia a nordest delle isole Hawaii, distante centinaia di miglia da acque territoriali, i detriti della vita umana si sono raggruppati in un enorme vortice, un ”isola” di rifiuti, che secondo le stime correnti è grande due volte la Francia, perchè, spiegano gli esperti, il gioco delle correnti raduna i frammenti di plastica e tutta l’immodizia possibile e immaginabile del mondo in questa zona, a quanto riferisce il New York Times. (Guarda il video)

Lampadine, tappi di bottiglia, spazzolini da denti, bastoncini di gelati, minuscoli frammenti di plastica, ciascuno grande come un chicco di riso, formano l”’isola della mondezza” del Pacifico, che secondo gli scienziati raddoppia le sue dimensioni ogni decennio. E non c’è solo quella: studi recenti hanno accertato che ne esistono di simili in tutto il Pacifico.

Di più: gli scienziati ritengono che isole della mondezza di varie dimensioni siano ormai sparse in tutti gli oceani. Molto del materiale che si accumula è costituito da boe e reti da pesca abbandonate, ma altri rifiuti sono di provenienza terrestre che finiscono in mare attraverso le discariche durante le tempeste.

Ma è la plastica il rifiuto più comune nell”’isola” del Pacifico, perchè è durevole, leggera e disponibile facilmente tanto nei Paesi sviluppati che in quelli emergenti. Può galleggiare per centinaia di miglia prima di essere assorbita dal vortice e poi, col tempo, sminuzzarsi in minuscoli frammenti. Una volta sminuzzati, sembrano come coriandoli nell’acqua. Scrive il New York Times: ”Milioni, miliardi e migliaia di miliardi di questi frammenti galleggiano nelle ”isole” della mondezza negli oceani.

Insetticidi come il DDT e il PCB ed altri prodotti chimici tossici non si dissolvono nell’acqua, e le miriadi frammenti di plastica li assorbono come spugne e i pesci li mangiano. Gli scienziati dell’ Algalita Marine Research Foundation hanno accertato che i tessuti dei pesci contengono gli stessi prodotti chimici assorbiti dalla plastica. Cosicchè quando un predatore o un essere umano mangia un pesce che ha mangiato la plastica contaminata trasferisce le tossine nei suoi tessuti. Le tossine si accumulano poi nell’organismo con conseguenze che possono essere gravi.

A scoprire la mostruosità nel Pacifico è stato 12 anni fa Charles Moore, che la incontrò per caso tornando da una gara di vela nelle Hawaii. La scorsa estate Moore ha trasportato all”’isola” tre ricercatori ed una giornalista ed ha compiuto verso il vortice complessivamente 10 viaggi. E’ convinto che ne esistono molti altri, ancora da scoprire.

Infatti il flagello non colpisce solo l’Oceano Pacifico. Svariati scienziati ritengono che ci siano ”isole” di mondezza al largo delle coste giapponesi e nel Mar dei Sargassi, nell’Oceano Atlantico settentrionale.

Moore è stato il primo ad aver realizzato ricerche scientifiche dopo aver raccolto campioni del vortice, e si sta cercando di trovare composti chimici che possano dissolvere i miliardi di frammenti di plastica. Occorre però fare in fretta, perchè la quantita’ di plastica nell”’isola” e nel resto del Pacifico sta aumentando. ”Il vortice è molto più grande ora di quanto non fosse nel 1999”, ha dichiarato Moore.

E il primo ufficiale di Moore, Jeffrey Ernst, ha commentato sconsolato: ”l”isola’ della mondezza è un altro avvertimento che non esiste luogo al mondo che non sia rovinato dall’umanità”.