L’Ocse scopre che a soffocare i giornali non è internet. Ma non ha il coraggio di dire che è colpa della tv

Pubblicato il 14 Giugno 2010 - 23:21| Aggiornato il 15 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi e Murdoch: con le loro Tv hanno soffocato i giornali

 

L’Ocse, una delle tante burocrazie internazionali alloggiate in grandi città del mondo, nello specifico Parigi, ha sentenziato, come ogni tanto fa, dopo una lunga e presumibilmente costosa ricerca a livello globale. L’occasione è il rapporto “Il futuro delle notizie e di internet”, diffuso da Parigi 

Ha detto una cosa giusta e una di quelle che ti fanno inferocire. Prima la sciocchezza: “I dati attuali non si prestano a tracciare uno scenario di morte della stampa, soprattutto nei Paesi emergenti, tenendo anche conto dei potenziali effetti positivi della ripresa economica”. Dopo anni di buoni profitti, spiega il rapporto, “gli editori di giornali nella maggior parte dei Paesi Ocse si trovano davanti a introiti pubblicitari, titoli e diffusione in calo. La crisi economica ha amplificato questo trend verso il basso”. In 20 dei 30 Paesi membri, in particolare, il numero di lettori di giornali quotidiani nazionali o locali è in calo, con punte negative in Italia, Stati Uniti, Spagna, Gran Bretagna e Canada. 

Però, nessun problema. Anche se un po’ di testate chiudono in occidente, se migliaia di giornalisti e impiegati vengono spinti alla pensione anticipata, che lo vogliano o no, allegria, dice l’Ocse, perché un trend inverso si registra invece nei Paesi emergenti, dove “la diffusione media giornaliera dei quotidiani a pagamento sta crescendo da un numero di anni”. 

Davanti alla logica glaciale delle statistiche ci si può solo inchinare, è come la storia del pollo: tu lo mangi, io no, la media è di mezzo pollo a testa. L’importante essere dalla parte giusta della metà. 

Poi però il rapporto dell’Ocse sostiene anche una sacrosanta verità, che la colpa della crisi dei giornali non è, per quanto riguarda le diffusioni, da attribuire alle news online, che “per la maggior parte sono un complemento ad altre fonti di informazione, non le sostituiscono”, dato che “i lettori attivi dei giornali cartacei tendono a leggere di più anche le notizie online”.