Tremonti vede il demonio: un governo tecnico guidato da Draghi al posto di Berlusconi

Pubblicato il 18 Luglio 2010 - 09:53 OLTRE 6 MESI FA

Draghi, un mal di testa per Tremonti

Massimo Giannini, vice direttore di Repubblica, ha intervistato il ministro dell’economia Giulio Tremonti e il risultato è un lunghissimo articolo con molti passaggi interessanti.Chi è interessato può leggerselo tutto, sul sito di Repbblica.it, cliccando sul link qua sotto.

C’è un aspetto divertente, nella lenzuolata di Giannini: l’orrore di Tremonti di fronte all’ipotesi di un governo tecnico, anche perché un simile governo sarebbe affidato alla guida del governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che in effetti da tempo scalda il motore e per parecchi mesi, un annetto fa, ci aveva abituato a una specie di controcanto a qualunque cosa dicesse o facesse il governo guidato da Silvio Berlusconi,  con i suoi discorsi molto poco tecnici e totalmente politici che non trovavano riscontro nel comportamento di altri capi di banche centrali del mondo civile, l’americano Ben Bernanke in testa. Però quelli erano i tempi di Noemi e Patrizia e lo scandalo sembrava travolgere Berlusconi al punto da giustificare l’ottimismo di Pierluigi Bersani che voleva “mandare a casa” il primo ministro. Poi Berlusconi è rimasto e Draghi ha preferito il silenzio.

Ma personaggi di quel calibro, Tremonti, Draghi in testa, restano radicati nei loro sentimenti anche quando il più assoluto silenzio li circonda. Anzi.

Secondo i pettegoli dei corridoi i sentimenti che oppongono Tremonti a Draghi si potrebbero descrivere solo ricorrendo a sostantivi e aggettivi che violerebbero i canoni di continenza fissati dalla Corte di cassazione come limiti al diritto di cronaca.

Ne giungono vibrazioni anche nelle parole di Tremonti a Giannini: ”Il governo Berlusconi è forte, e non esistono alternative credibili. Né governi tecnici, né larghe intese. Sono fuori dalla storia e l’Europa non lo approverebbe”.

Sembra un prete sfiorato da una carezza femminile, il demonio che si materializza. Per sostenere la sua tesi Tremonti si avventura in una disquisizione sulla democrazia che sembra un bignami male scritto di un trattato di dottrine politiche scritto peggio. Giannini, di solito garbato, perde la pazienza e esorta il ministro a lasciare perdere la filosofia: “Ministro, per favore, passiamo dalla filosofia alla cronaca di questi giorni. Parliamo delle difficoltà dell’Italia e del suo governo. Qui si parla di crisi, di elezioni anticipate, di governi di transizione…”

A dire il vero che non sembra essere molto più ferrato in materia di dottrine politiche, ma dal suo punto di vista cambia poco perché a lui preme solo farsi dire da Tremonti che la caduta di Berlusconi è imminente e l’Italia è una fogna. Tremonti però sguscia e si inventa la teoria dell’Europa, riassunta dal giustamente allibito Giannini con queste parole: “Cioè? Lei sta dicendo che l’Europa avrebbe il potere di dire no a un governo tecnico in Italia?”
Tremonti non fa una piega e ribadisce: “È così. E non solo perché l’Europa è costruita sul canone della democrazia, ma soprattutto perché l’Europa, avviata a prendere la forma di un comune destino politico, presuppone e chiede comunque una base di stabilità e di forza. Questa derivante solo dalla politica e dalla democrazia”.

Ora a prescindere che ci siano o meno speranze, per i suoi avversari, di “mandare a casa” Berlusconi, tema su cui ciascuno è finora libero di pensarla come vuole, sostenere che un governo nominato secondo le regole della Costituzione dal Presidente della Repubblica e liberamente votato dal Parlamento possa violare la democrazia se non è composto da ministri della coalizione di maggioranza è una bella fandonia. Questo lo sa bene Tremonti e lo sa bene anche Berlusconi, il quale infatti non perde occasione per attaccare quella Costituzione che lui nel suo cuore ha già riformato ma che invece è ancora in vigore, grazie al Cielo.