Annunziata Scipione, artista naïf e contadina, alla Fondazione Stelline di Milano

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 11 Luglio 2019 - 17:01 OLTRE 6 MESI FA
Annunziata Scipione, artista naif e contadina, alla Fondazione Stelline di Milano

Signora tra i gigli, 1991

MILANO – “Un’artista contadina”, Annunziata Scipione, espone a Milano e porta la vita agreste dell’Abruzzo del dopoguerra nella sala espositiva della Fondazione Stelline. Un’esplosione di colori e di luce nelle rappresentazioni di quotidianità rurale documentata con la stessa meticolosità di chi quella stessa vita faceva ogni giorno, e non con l’occhio distaccato, seppure ammirato, di certi pittori en plein air che nella campagna avevano riscoperto la loro personale, e poco faticosa, arcadia. 

Nelle sue opere, nelle sculture ma soprattutto nelle tele ad olio, Annunziata Scipione (1928-2008) racconta con un’espressività potente fatta di segni marcati e colori vivissimi la raccolta del fieno e il ballo sull’aia che ne seguiva, la mietitura e la trebbiatura del grano, la vendemmia e la mungitura, ma anche i paesani che vanno a messa e le processioni religiose. 

E così adesso a Milano si può ripercorrere uno spaccato di vita di campagna abruzzese del secondo dopoguerra che era poi, tout court, la vita agreste dell’Italia di quel periodo. E’ una sorta di viaggio senza spostarsi quello che si può fare alla Fondazione Stelline. Immersi nella luce e nei colori, vividissimi rossi, gialli e aranci, audaci viola, accesi verdi e segni neri che rimandano a quella naïveté a cui Scipione è stata sempre accostata e che l’ha avvicinata alla pittrice americana Anna Mary Robertson Moses-Grandma Moses e all’italiano Antonio Ligabue, ma che in certi momenti ricorda anche la potenza espressiva di Renato Guttuso nei suoi ritratti di vita siciliana. 

Veri e propri ritratti di quotidianità rurale sono le opere dell’autodidatta Annunziata Scipione: cronache di campagna meticolose nella rappresentazione di persone, animali e piante, ma eseguite con la stessa spontaneità di tratto dell’arte, appunto, naïf in senso etimologico. 

Scipione, illetterata con la terza elementare, ultima di sette figli di una famiglia contadina, per anni scolpì e disegnò nascondendo la propria arte come cosa indegna per una donna, finché, sposata e con un figlio, intorno ai quarant’anni uscì allo scoperto, appoggiata in questo anche dal suo compagno di vita, il capomastro Ettore Di Pasquale. 

Grazie a quegli incontri fortuiti che segnano certe vite, nel suo caso quello con la fondatrice di Romanaïf Marika Dallos, il lavoro di Annunziata Scipione ottenne riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale. La sua arte, da Azzinano di Tossicìa (Teramo), dove Scipione era nata, approdò a Roma, Londra e Parigi. Lei, però, il suo Abruzzo non l’ha mai abbandonato, fino alla morte sopraggiunta a novant’anni. Anche con il suo percorso artistico e culturale di esperienze di vita, nelle opere e nell’animo è rimasta sempre colei che Cesare Zavattini consacrò come grande “artista contadina”. 

 

IL FUOCO DELLA TERRA. ANNUNZIATA SCIPIONE

Quando: dall’11 al 30 luglio 2019

Orari: martedì – domenica, ore 10.00-20.00 (chiuso il lunedì). Ingresso libero

Dove: Fondazione Stelline, corso Magenta 61, Milano

Annunziata Scipione, artista naif e contadina, alla Fondazione Stelline di Milano

Mungitura nella stalla, 1979

Annunziata Scipione, artista naif e contadina, alla Fondazione Stelline di Milano

Cucina paterna, 1980

Annunziata Scipione, artista naïf e contadina, alla Fondazione Stelline di Milano

La mietitura, 1982