Il Papa e gli artisti nella Cappella sistina

Pubblicato il 22 Novembre 2009 - 20:24 OLTRE 6 MESI FA

 Dal luogo simbolo per eccellenza della sintesi tra arte e fede, il capolavoro michelangiolesco della Cappella sistina, Benedetto XVI ha lanciato oggi un “appassionato” appello all’amicizia tra i due mondi invitando gli artisti a non temere che la fede sminuisca il loro genio e, anzi, ad attingere da essa per comunicare speranza al mondo. Scultori, pittori, architetti, poeti, registi, esponenti dell’arte sacra ma anche attori comici, gruppi pop come i Pooh e videoartisti come Bill Viola, in oltre 260, una trentina gli stranieri, hanno partecipato all’udienza di questa mattina in Vaticano, fortemente voluta da papa Ratzinger per riannodare i fili di un discorso aperto 45 anni fa da Paolo VI. Allora papa Montini diceva che la Chiesa ha bisogno degli artisti. Oggi, il papa teologo rivolgendosi anche a coloro che “sono lontani da esperienze religiose”, ha allargato l’orizzonte. E ha osservato come tutto il mondo abbia bisogno di nutrirsi di un’ arte che percorra la via di una “autentica bellezza”, sentiero privilegiato sulla “via verso il Mistero ultimo, verso Dio”, cui entrambe l’arte e la fede tendono per rispondere alla loro naturale vocazione. E, in tempi di crisi generale, non dimentica di sottolineare che “il momento attuale è purtroppo segnato, oltre che da fenomeni negativi a livello sociale ed economico – ha detto -, anche da un affievolirsi della speranza, da una certa sfiducia nelle relazioni umane per cui crescono i segni di rassegnazione, di aggressività, di disperazione”. E allora, ha detto Raztinger pronunciando la sua chiamata agli artisti definiti “custodi della bellezza”, “che cosa può incoraggiare l’animo umano a ritrovare il cammino, a sognare una vita degna della sua vocazione se non la bellezza?” Un pensiero che è stato già di Platone e molti secoli dopo di Fedor Dostoevskij, citati dal Papa, tra tanti altri, nel suo discorso. Una via non facile, però, quella dell’arte del terzo millenio, ha avvertito Benedetto XVI, e disseminata di insidie. Nel mondo di oggi, infatti, si è diffusa “una seducente ma ipocrita bellezza, che ridesta la brama, la volontà del potere” e che trasformandosi “nel suo contrario, assume i volti dell’oscenità, della trasgressione” addirittura non di rado imprigiona gli uomini in sé stessi rendendoli “ancor più schiavi”. Qui più che mai la fede con cui Ratzinger propone un nuovo dialogo interviene a elevare l’arte. “L’autentica bellezza – ha spiegato – schiude il cuore umano alla nostalgia, al desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso l’altro, verso l’Oltre da sé”. “Non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti”, ha quindi esortato il papa perché “la fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte” anzi, ha incoraggiato gli artisti, “li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la meta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente”.