UN ATTO DOVUTO E IL MALE MINORE

Pubblicato il 23 Luglio 2008 - 23:05 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera pubblica un editoriale di Massimo Franco sull’approvazione del lodo Alfano e le sue conseguenze intitolato ”Il punto di equilibrio”. Lo riportiamo di seguito:

”A guardar bene, la firma di Giorgio Napolitano appare un atto dovuto ed insieme il male minore. Vidimando la legge che sospende il processo penale nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato, il presidente della Repubblica è riuscito a chiudere una mediazione scivolosa; e ad offrire ai più, non soltanto al governo, la copertura della propria autorevolezza istituzionale. Grazie a Napolitano, si attenua la sensazione di una forzatura del centrodestra per piegare la magistratura che indaga sul premier. Ma si offre anche al Pd un buon motivo per non essere risucchiato nell’orbita dipietrista.

La partita, tuttavia, è agli inizi. L’ombra dell’incostituzionalità non può essere considerata dissolta; e la minaccia dei referendum promossi da Antonio Di Pietro, da ieri diventa più concreta. Il fatto che l’ex pm dica di rispettare la decisione del Quirinale, salvo aggiungere che non la condivide e definire il «lodo Alfano» incostituzionale e «immorale », annuncia mesi infuocati. E promette di esporre alle tensioni fra maggioranza e magistratura la stessa presidenza della Repubblica, oltre ad un Csm già in contrasto col Guardasigilli. Eppure, la versione definitiva nasce da un compromesso che ha corretto l’impostazione iniziale del governo. Forse, nel Pdl qualcuno voleva un braccio di ferro con Napolitano, per imporre le ragioni della coalizione in nome del voto di aprile. All’opposto, c’è chi ha sperato di trasformare il capo dello Stato in leader del Pd. Finora, calcoli così azzardati sono stati battuti dall’equilibrio di cui il Quirinale ha dato prova. Ma in una parte della sinistra, i rapporti corretti che Quirinale e centrodestra tendono a consolidare in materia di riforme vengono vissuti come uno scandalo.

Si tratta di un atteggiamento simmetrico alla frustrazione che spunta nella coalizione berlusconiana quando le istituzioni non assecondano la sua pretesa di modellarle in nome dei numeri parlamentari; e che può essere superata soltanto con mediazioni pazienti, i cui echi esterni arrivano attutiti; e per questo danno l’impressione di un’insoddisfazione generale. Dietro, però, si intuiscono rapporti di forza schiaccianti; ed una tabella di marcia più aggressiva del passato da parte di palazzo Chigi. Su questo sfondo, brillano la debolezza dell’opposizione più responsabile, e le velleità degli avversari più incattiviti del berlusconismo. I rischi, per il premier, paradossalmente possono venire proprio da una situazione di assoluto vantaggio; e dalla tentazione di usare l’estremismo di una minoranza della sinistra per compiere strappi. Eppure il dialogo in Parlamento, si tratti di federalismo fiscale, misure sulla sicurezza o manovra economica, conviene a tutti. Il problema è se tutti hanno forza e senso di responsabilità sufficienti per rendersene conto, e comportarsi di conseguenza”.