Berlusconi, processo Mediaset: ore decisive per il legittimo impedimento

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Giugno 2013 - 10:16 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi, processo Mediaset: ore decisive per il legittimo impedimentoROMA – Ore cruciali per Silvio Berlusconi, aspettando l’atteso pronunciamento della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento nell’ambito del processo Mediaset (ora pendente in Cassazione) per il quale l’ex premier è stato condannato in Appello per frode fiscale a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione di pubblici uffici.

In particolare la Consulta deve decidere sul conflitto tra poteri sollevato nell’aprile 2011 dalla Presidenza del Consiglio contro il Tribunale di Milano. Il primo marzo 2010 Berlusconi, allora premier, avrebbe dovuto partecipare a un’udienza del processo di primo grado secondo il calendario concordato dai legali con i giudici, ma chiese il legittimo impedimento perchè un Consiglio dei ministri, fissato al 26 febbraio 2010, era slittato nella data dell’udienza. Il tribunale rigettò l’istanza e Berlusconi fece ricorso alla Corte Costituzionale.

La vicenda si trascina da 2 anni e ha richiesto un supplemento di attività istruttoria. Il 22 maggio 2012, infatti, ci fu una prima udienza in Consulta e la Corte chiese al tribunale di Milano ulteriori atti, tra cui le motivazioni di rinvio del Cdm e l’istanza di legittimo impedimento. I risultati di quell’istruttoria sono stati resi noti in udienza il 23 aprile di quest’anno dal giudice costituzionale relatore, Sabino Cassese: su 37 udienze del processo a Milano, 13 avevano coinvolto Berlusconi, che 4 volte non ha potuto comparire, 3 ha chiesto il legittimo impedimento, 2 se l’è visto negare.

La Consulta, quindi, ha svolto approfondimenti per capire come inquadrare la tesi dei giudici di Milano secondo i quali i legali dell’ex premier avrebbero dovuto indicare, nel chiedere il legittimo impedimento, la ”specifica inderogabile necessità” della sovrapposizione dei due impegni: udienza e Cdm. Il tribunale sostiene che era stato concordato un calendario e poi c’è stato uno rinvio improvviso e arbitrario del Cdm, mentre l’avvocatura dello Stato che rappresenta la presidenza del Consiglio di fronte alla Consulta, ha motivato il rinvio con i lavori sul ddl anticorruzione.