Alfano e la bufala sulla responsabilità civile dei giudici: perché?

di Sergio Carli
Pubblicato il 11 Novembre 2013 - 07:50 OLTRE 6 MESI FA
Alfano e la bufala sulla responsabilità civile dei giudici: perché?

I giudici e la responsabilità civile. Perché la bufala di Alfano?

ROMA – Angelino Alfano, che non è uno qualunque ma vice presidente del Governo che sciaguratamente ci amministra nonché segretario del Pdl, in realtà quanto chi scrive queste righe è imperatore del Giappone, ha dato un triste e tristo esempio di come si mettono i circolazione delle fandonie.

Tutto questo per un pizzico di consenso, assai effimero, e magari anche un po’ nel tentativo di superare l’insuperabile Berlusconi nella invenzione di fantasie non erotiche ma politiche.

Questo è il titolo di una notizia della agenzia Ansa di venerdì sera:

” Governo: Alfano, da Cdm ok norma responsabilità civile giudici”.

Uno si eccita e legge:

“Il Consiglio dei Ministri ha approvato, oggi, una norma di grande importanza. Si tratta della norma che riguarda la responsabilità dello Stato nei confronti dei cittadini per violazione manifesta del diritto dell’Unione Europea da parte dei magistrati di ultimo grado, che crea danno ai nostri concittadini”.

Non è che Alfano, fonte della notizia, lo abbia biascicando passando di fretta fra i giornalisti. Lo ha messo o fatto mettere nero su bianco:

“Lo afferma in una nota il vicepremier Angelino Alfano sottolineando che l’intervento “risponde esattamente all’impegno assunto dal Governo, in Aula, il due ottobre e che adegua la nostra disciplina nazionale alla giurisprudenza comunitaria da cui origina la procedura di infrazione. La norma – prosegue – rientra nel perimetro di risposta alla infrazione e lascia in campo i referendum in materia di giustizia sui quali è già stata grande la mobilitazione dell’opinione pubblica”..

Allora uno va sul sito della Presidenza del Consiglio, monumento alla opacità del rapporto fra Potere politico e cittadini e legge:

“In ottemperanza con la sentenza della Corte di Giustizia Ue, è stata previsto che in caso di violazioni gravi e manifeste dell’ordinamento della Ue da parte di organi giurisdizionali di ultimo grado, lo Stato ne debba rispondere direttamente”.

Lo fa già per le leggi italiane, ovvio che lo faccia anche per quelle europee.

Sabato mattina leggi,  su Repubblica, Liana Milella, e ti tranquillizzi definitivamente:

“Non è la responsabilità civile “diretta” dei giudici, quella che vorrebbero Berlusconi e i Radicali. Per ora sono solo due articoli che prevedono sempre quella “indiretta” delle toghe — quindi lo Stato copre ugualmente le spese — se, nel loro lavoro, finiscono per violare le regole comunitarie, oltre a quelle italiane”.

Si tratta, precisa Liana Milella, di

“una carenza del nostro ordinamento, perché la legge Vassalli dell’aprile 2008 riguarda solo gli sbagli rispetto alla legge italiana. Carenza costata all’Italia una procedura di effrazione della Corte di giustizia della Ue che ha sede nel Lussemburgo e che risale ormai al 24 novembre2011”.

Dall’articolo della Milella è assente il trionfalismo della nota Ansa:

“Angelino Alfano vanta il successo del ddl [che definisce] testo di «grande importanza» perché «adegua la nostra disciplina nazionale alla giurisprudenza comunitaria»”.

Il Pd, strano partito di sinistra che sta dalla parte del potere giudiziario invece che dei sudditi come invece fa la sinistra in ogni altra parte del mondo (sarà anche quest acolpa di Berlusconi?),

“subito frena e mette i puntini sulle “i”. Il responsabile Giustizia Danilo Leva precisa che il testo del governo Letta riguarda «i casi di manifesta violazione del diritto europeo per dolo o colpa grave». Niente responsabilità civile diretta, questo è il punto”.

Conclude Liana Milella:

“I due articoli, del resto, non lasciano adito a dubbi. «Lo Stato è obbligato a risarcire il danno che, in pregiudizio di situazioni giuridiche soggettive, consegue alla violazione grave e manifesta del diritto comunitario da parte di unorgano giurisdizionale di ultima istanza, sempre che, quando ne ricorrano i presupposti, siano stati esperiti anche i mezzi straordinari di impugnazione». Tre gli anni di prescrizione. Quindi: paga lo Stato, non il magistrato, esattamente com’è adesso; la violazione deve riguardare il diritto comunitario ed essere «grave e manifesta»”.

Che bisogno c’era, per Angelino Alfano, di mettere in circolazione un così effimera bufala? Misteri della politica.