Monti ad interim per cambiare tutto

di Erik Burckhardt e Dario Pasquini
Pubblicato il 1 Marzo 2013 - 15:14| Aggiornato il 19 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Non cambiare niente per cambiare tutto. E se la politica italiana rovesciasse il cliché del Gattopardo? Nelle ore concitate che stanno seguendo il risultato elettorale è un gran vociferare sulle possibili evoluzioni di quella che sembra una vera e propria impasse politico-istituzionale.

I mercati e l’Europa fremono perché le forze politiche e il Presidente della Repubblica sciolgano il nodo del governo e della nomina di un nuovo Capo dello Stato. Ma la soluzione potrebbe essere quella di non cambiare niente per cambiare tutto, rovesciando così il cliché gattopardesco della politica italiana. Vediamo come.

Il governo Monti dimissionario resta in carica ad interim per alcuni mesi, massimo un anno. Nel frattempo, il Parlamento approva alcuni provvedimenti-chiave condivisi dal PD e dal M5S: una nuova legge elettorale, delle dure misure anticorruzione, una seria legge sul conflitto di interessi e, perché no, una riforma costituzionale che includa la riduzione del numero dei parlamentari. Poi, con un sistema istituzionale rafforzato, gli italiani tornano alle urne.

Nessun voto di fiducia ad alcun governo. Nessuno ci perde la faccia, meno che mai Beppe Grillo, che proprio in queste ore continua a ribadire l’indisponibilità del M5S ad assumere la responsabilità politica di dare la fiducia a un nuovo Governo. Alcuni provvedimenti importanti contro la “casta” diventano legge.

La dicotomia M&M (Merkel e Mercati) si sente rassicurata da un Governo Monti che, seppur dimissionario, continua a svolgere l’ordinaria amministrazione e ad adempiere agli obblighi internazionali ed europei. Il PD si assume il merito di aver fatto finalmente approvare provvedimenti capaci di risolvere l’anomalia democratica italiana, archiviando definitivamente la stagione berlusconiana.

Resta il nodo del nuovo Presidente della Repubblica. Tuttavia, una figura nazional-popolare, fuori dagli schemi della vecchia politica che presenti però una certa sensibilità istituzionale, si può trovare. Insomma, gli elementi per tramutare una grave crisi politica in un’opportunità per il Paese ci sono tutti. C’è da aspettarsi che Silvio Berlusconi faccia di tutto per evitare questo scenario, che di fatto lo mette nell’angolo. Al PD e al M5S proporrà accordi sottobanco ed armistizi in cambio di un lasciapassare per il Presidente della Repubblica.

Ma non vogliamo credere che il PD ripeterà le ingenuità del passato, né che il M5S voglia uscire di strada alla prima curva del suo percorso politico-parlamentare.