Pieve di Soligo, funerali per i morti di Refrontolo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Agosto 2014 - 15:05 OLTRE 6 MESI FA

REFRONTOLO (TREVISO) – Funerali a Pieve di Soligo: il paese del trevigiano colpito dalla bomba d’acqua di Refrontolo piange Maurizio Lot, Luciano Stella, Giannino Breda e Fabrizio Bortolin, le vittime del disastro naturale.

I feretri sono stati deposti all’interno dell’edificio religioso per un ultimo saluto e un momento di preghiera. In occasione della cerimonia, il governatore Luca Zaia ha invitato i sindaci veneti e le istituzioni a esporre la bandiera a mezz’asta.

Dopo la tragedia di Refrontolo “l’unica cosa che hanno saputo dire è stata: ‘siccome Zaia ha fatto il decreto sul prosecco, è colpa di Zaia’”. Lo ha detto il presidente della Regione Veneto soffermandosi ancora sulle ricerche delle cause di quanto accaduto sabato scorso con la morte di quattro persone durante una festa travolta da un’improvvisa esondazione di un torrente ingrossato dalla pioggia.

“Un approccio corretto e intelligente – ha aggiunto – sarebbe stato quello di dire che il caso Refrontolo non c’entra niente con i vigneti e con le sagre. Se poi qualcuno vuole discutere di vigneti e sagre, se ne discuta da qualche altra parte”. “Questo – ha proseguito Zaia – è il solito accostamento malizioso che ho visto nell’alluvione del 2010, quando 235 comuni erano sotto acqua, con diecimila famiglie e imprese colpite ed è stato detto ‘è colpa di Zaia’; quando hanno arrestato i loro migliori uomini per il caso Mose, hanno saputo dire solo ‘si dimetta Zaia’ e quando è accaduta la bomba d’acqua di Refrontolo – ha concluso – l’unica cosa che hanno saputo dire è stata: ‘siccome Zaia ha fatto il decreto sul prosecco, è colpa di Zaia’”.

Per Zaia, oggi “bisogna innanzitutto stringerci attorno ai familiari”. Lo ha detto rispondendo ad una domanda sul suo stato d’animo in occasione dei funerali delle vittime della tragedia di Refrontolo. “Questo – ha proseguito – è stato un evento unico nel suo genere e questo l’abbiamo capito con le dinamiche osservate. C’è la necessità di capire che questo è un territorio fragile in generale. Del resto quando si parla di torrente si deve sapere che può essere vuoto d’acqua, ma anche colmo. Va anche ricordato – ha detto ancora Zaia – che questi sono territori, come citato dalle carte della Repubblica Veneta, che hanno proprio questa fragilità. Allora non c’erano i vigneti né gli esperti contro i vigneti”.