Treviso. Lucciola e donna delle pulizie per pagare la cartella di Equitalia

Treviso. Lucciola e donna delle pulizie per pagare la cartella di Equitalia
Treviso. Lucciola e donna delle pulizie per pagare la cartella di Equitalia

ROMA – Treviso. Lucciola e donna delle pulizie per pagare la cartella di Equitalia. Non le bastava il lavoro di donna delle pulizie per pagare una cartella di Equitalia cui proprio non riusciva a far fronte: così, una quarantenne marocchina di Godega, nella provincia di Treviso, è finita sulla strada per prostituirsi. Un trauma, certo, dover accogliere per necessità i clienti in auto. Ma anche come prostituta le cose si sono subito messe male. Il pezzo di strada scelto era già occupato, o perlomeno così la pensavano tre prostitute romene e il loro “pappone”, un connazionale di 25 anni.

La vicenda è di circa due anni fa, la Tribuna di Treviso può raccontarne gli sviluppi avendo ascoltato la drammatica deposizione della marocchina in tribunale. Perché nel frattempo la donna ha denunciato le minacce dell’uomo e le percosse delle donne. Il primo le si avvicinò la notte tra il 2 e il 3 maggio 2014 a bordo di una Bmw nera: “Se vuoi avere il posto devi pagare e così avrai anche la mia protezione. Se non vuoi avere tagliato il tuo bel visino”. Quattromila euro il prezzo della protezione.

Anche cambiare tratto di strada non è servito: altre minacce, poi la situazione degenera e la sera del 14 maggio viene aggredita dalle donne che la pestano a sangue, usando perfino uno storditore elettrico.

Le due donne, secondo il racconto della marocchina, l’avrebbero poi minacciata: «Vattene via, questo è il posto delle romene, noi abbiamo pagato 10.000 euro per stare qui e se vuoi stare qui devi pagare anche tu, a chi sai tu». Dopo le indagini preliminari la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per le prostitute rumene e per il giovane proprietario dell’auto identificata dalla marocchina.

Ieri la prima udienza con la testimonianza fiume della donna davanti al giovane accusato di essere lo straniero che si proponeva come “protettore” e voleva incassare il pizzo, e contro le donne accusate della violenza. Oltre alla testimonianza della donna sono stati ascoltati anche i carabinieri a cui la prostituta si è rivolta subito dopo aver ricevuto le minacce e che sono intervenuti sul posto dopo il brutale pestaggio di cui era stata vittima. (Federico de Wolansky, La Tribuna di Treviso)

 

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