Salva-Sallusti, Siddi ad Agorà: “Diffamazione? Leggi ad personam portano male”

Pubblicato il 15 Novembre 2012 - 15:00 OLTRE 6 MESI FA

Franco Siddi, segretario Fnsi, ospite di Agorà (Raitre)

ROMA – “Non vogliamo la libertà di diffamare, ma la volontà di informare”: lo ha detto Franco Siddi, segretario della Federazione Nazionale della Stampa, Fnsi, ad Agorà su Raitre, in un dibattito sulle modifiche alla legge sulla diffamazione a mezzo stampa in discussione in Parlamento.

Modifiche alle quali deputati e senatori hanno iniziato a lavorare dopo la condanna al carcere del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, tanto è che il disegno di legge è stato ribattezzato “Salva-Sallusti“. Secondo Siddi “le leggi ad personam portano sempre male, ma questo Parlamento purtroppo si porta questo peccato originale. Non vogliamo la libertà di diffamare, ma la libertà di informare e di poter avere un giornalismo investigativo che non corra il rischio di essere messo in ginocchio da querele temerarie”.

Al dibattito erano presenti anche il deputato pd e giornalista Andrea Sarubbi, contrario al disegno di legge in discussione: “Nell’epoca di internet, dell’informazione in tempo reale, l’unico risarcimento per il diffamato è la rettifica data subito e con pari spazio. Che cosa c’entra il carcere?”

Dall’altra parte della barricata c’erano l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli, senatore della Lega Nord che ha presentato l’emendamento che prevede il carcere per il giornalista che diffama. Castelli propone di aggirare il problema: “Ho già fatto numerosi appelli al Capo dello Stato: dia la grazia, togliamo di mezzo il problema Sallusti e cominciamo a ragionare seriamente di questa materia. Se il Capo dello Stato non intende addivenire a questa soluzione, ce n’è un’altra estrema: facciamo un emendamento ad personam. Io lo sto studiando, questa notte mi è venuta qualche soluzione. A noi della Lega interessa che ci sia una norma proporzionale alla gravità del reato. Abbiamo messo questo emendamento provocatorio che abbiamo voluto far votare in modo segreto perché sapevamo che la legge che era uscita nell’ultima versione dalla Commissione era ridicola”.

Sulle modifiche al reato di diffamazione in un senso più penalizzante per i giornalisti (carcere e multe) Francesco Rutelli (che pure è giornalista pubblicista dal 1983 e marito di una giornalista) è uno che ci ha messo la faccia: “Con questa norma nessuno finirà in carcere, però si stabilisce un principio importante: che la diffamazione, cioè dire una cosa falsa, disonora il giornalista perbene. Io sono iscritto da 30 anni all’elenco dei pubblicisti e ho qualche giornalista in famiglia, lei pensa che io voglia limitare la libertà dei giornalisti? Oppure voglio, come politico che ama le libertà, difendere chi subisce una notizia falsa e non ottiene giustizia? Nella grande maggioranza dei Paesi europei è prevista la pena del carcere, poi non la si applica; ed è giusto che non la si applichi”.

“Non facciamo propaganda, Rutelli”, gli ha replicato Siddi. “Vogliamo sanzioni proporzionate per chi diffama – ha continuato Siddi – ma siamo con il ministro Severino per la rettifica motivata, riparatrice, che estingue la procedibilità del danno, da fare entro 7 giorni con l’indicazione di un giurì per la lealtà di informazione. Voglio credere nelle Istituzioni e vorrei Istituzioni che facciano leggi giuste e di libertà. Meglio un’informazione abbondante che un’informazione limitata, intimidita, piegata”.