Turchia, sbloccato anche YouTube dopo Twitter

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Aprile 2014 - 14:08 OLTRE 6 MESI FA
Turchia, tribunale chiede sblocco YouTube

Turchia, tribunale chiede sblocco YouTube (foto Ansa)

ANKARA – Il governo turco ha deciso di sbloccare l’accesso a Twitter dopo la sentenza della Corte costituzionale di Ankara che ha dichiarato illegittima la misura adottata il 20 marzo scorso. Lo riferisce Hurriyet online, che riporta anche la notizia che un tribunale locale di Golbasi a Ankara ha ordinato la sospensione del blocco di YouTube imposto il 27 marzo dal governo.

Fonti dell’autorità governativa delle telecomunicazioni Tib – riferiscono i media – hanno indicato che la procedura per la revoca del blocco di Twitter è stata avviata. Il bando di Twitter era scattato nella notte fra il 20 e il 21 marzo, dopo che Recep Tayyip Erdogan in un comizio aveva annunciato che avrebbe “sradicato” la rete sociale, sulla quale da settimane uscivano rivelazioni compromettenti per il premier e per altre personalità del regime.

La misura aveva provocato una pioggia di critiche da tutto il mondo. Il capo dello stato Abdullah Gul si era dissociato. Google ha denunciato negli ultimi giorni il dirottamento di suoi Dns da parte di provider turchi. Le misure decise da Erdogan contro le reti sociali hanno provocato una raffica di critiche da tutto il mondo.

Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha criticato la sentenza della Corte costituzionale che condanna il blocco del governo su Twitter. ”Ci atteniamo ovviamente al verdetto della Corte Costituzionale, ma non devo rispettarlo”, ha dichiarato. La decisione della Corte si inserisce in quella che e’ stata definita come una battaglia della Turchia contro i social network, dopo la chiusura di Facebook, Youtube e Twitter a causa della pubblicazione di alcune registrazioni che incriminerebbero lo stesso premier e il suo partito (Akp). Bloccando l’accesso a tali piattaforme, pero’, Erdogan avrebbe violato le libertà di espressione e di pensiero, sancite dalla costituzione. Il primo ministro ha accusato la Corte di ”aver messo da parte i valori morali e nazionali” per favorire quelle che sono ”delle semplici societa’ commerciali”. ”Ognuno puo’ scegliere se acquistare o meno un prodotto – ha aggiunto – e cio’ non ha nulla a che fare con le libertà”.