Abu Omar, Cassazione vs Consulta: “Nero sipario del segreto di stato sul Sismi”

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Maggio 2014 - 20:57 OLTRE 6 MESI FA
Abu Omar, Cassazione vs Consulta: "Nero sipario del segreto di stato sul Sismi"

Abu Omar, Cassazione vs Consulta: “Nero sipario del segreto di stato sul Sismi”

ROMA – Il “nero sipario” del segreto di Stato calato sul Sismi ha di fatto abbattuto “ogni possibile controllo della magistratura sul potere di segretazione consegnandolo alla discrezionalità della politica”. Con queste parole i giudici della Cassazione hanno prosciolto gli ex vertici del Sismi sul controverso caso Abu Omar. I supremi giudici non perdonano la Corte Costituzionale di aver esteso a dismisura i privilegi concessi al Sismi per aiutare gli uomini della Cia a rapire l’iman egiziano sospettato di terrorismo. 

La sentenza n.14 del 2014 della Consulta, scrivono i supremi giudici nelle motivazioni, è stata l’ultima e definitiva ciambella di salvataggio lanciata ai servizi e a Palazzo Chigi. Solo per “neutrale lealtà istituzionale”, la Cassazione ha preso atto della “dirompente” e “dilacerante” decisione della Consulta che ha cancellato le pesanti condanne inflitte nell‘appello bis dalla Corte di Milano, il 12 febbraio 2013, agli ex vertici del Sismi, Nicolò Pollari e Marco Mancini. “Inaspettatamente” la Consulta ha tracciato “quell’ampio perimetro” di immunità, lamenta la Suprema Corte affidandosi alla sintesi del consigliere Umberto Zampetti della Prima sezione penale.

Sul banco degli imputati, davanti alla Cassazione, ci sono i giudici costituzionali colpevoli di aver minato

“alla radice la possibilità stessa di una verifica di legittimità, continenza e ragionevolezza dell’esercizio del potere di segretazione in capo alla competente autorità amministrativa, con compressione del dovere di accertamento dei reati da parte dell’autorità giudiziaria che inevitabilmente finisce per essere rimessa alla discrezionalità della politica”.

E tutto ciò, prosegue la Suprema Corte, sempre in rotta di collisione con la Consulta,

“non può non indurre ampie e profonde riflessioni che vanno al di là del caso singolo e attingono i capisaldi dell’assetto democratico del Paese”.

Nelle precedenti decisioni richieste da Palazzo Chigi, ad avviso degli ermellini, la Consulta si era mossa “secondo un filone valoriale custode degli equilibri costituzionali”. Per cui aveva stabilito che la magistratura avrebbe dovuto rinunciare alla ricerca della verità e delle responsabilità quando fare questo metta in pericolo la sicurezza dello Stato.

Pertanto sul sequestro, “la cui marcata illegalità, era a tutti ben evidentemente fuori dei perimetri istituzionali”, non era stato apposto il segreto di Stato e si era proclamata la totale estraneità del Sismi.

Nel suo ultimo approdo, però, la Consulta ha assunto un orientamento “francamente demolitorio” delle precedenti affermazioni.

“In conclusione – scrive amaro Zampetti – risultano coperti da segreto di Stato, le direttive e gli ordini che sarebbero stati impartiti dal direttore del Sismi agli appartenenti al medesimo organismo ancorchè fossero in qualche modo collegati al fatto di reato, con la conseguenza dello sbarramento al potere giurisdizionale”. Dunque, per la prima volta, la ‘coperta’ del segreto si è estesa anche all’area dei comportamenti illegali dei servizi di intelligence mentre prima era “circoscritta” ai rapporti tra i servizi italiani e quelli stranieri “ed agli ‘interna corporis’, intesi come assetti organizzativi ed operativi di ambito istituzionale” con riferimento solo “ad attività istituzionale lecita”.