Bologna. “Frisco” espone: fu condannato per le 47 coltellate alla critica d’arte

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Gennaio 2015 - 14:27 OLTRE 6 MESI FA
Bologna. "Frisco" espone: Fu condannato per le 47 coltellate alla critica d'arte

Bologna. “Frisco” espone: Fu condannato per le 47 coltellate alla critica d’arte

ROMA – Bologna. “Frisco” espone: Fu condannato per le 47 coltellate alla critica d’arte. Ora che ha pagato il suo conto con la giustizia, Francesco Ciancabilla, meglio conosciuto come Frisco, torna ad esporre le sue opere a Bologna. La sua personale, One Hundred Women, dedicata all’universo femminile, non è però solo un evento artistico, specie per la famiglia e i tanti amici di Francesca Alinovi, la critica d’arte che 32 anni fa venne uccisa con 47 coltellate.

Per quel delitto, un omicidio preterintenzionale, Frisco, allievo prediletto della Alinovi, fu condannato a 15 anni di reclusione in Appello, dopo che in primo grado era stato assolto per insufficienza di prove. All’epoca, quello che era chiamato il delitto del Dams (dove insegnava Francesca) fece scalpore: ancor di più quando Frisco, con i giudici ancora in camera di consiglio, riuscì a far perdere le sue tracce.

Una latitanza che durò 14 anni, trascorsa tra Sudamerica e Spagna:  nel 1998 venne intercettato dall’Interpol. La pittura, di cui all’inizio degli anni ’80 era una delle maggiori promesse italiane, la dovette abbandonare per un po’: a San Paolo del Brasile qualcuno ne riconobbe lo stile, una specie di filiazione pop del graffitismo newyorches di cui si sente un po’ il precursore italiano.

Di quel delitto non vuole più parlare, anche perché non ha mai smesso di professarsi innocente. Della sua arte ha invece parlato con Il Fatto Quotidiano in un’intervista di cui pubblichiamo un estratto.

Ciancabilla, come ci si sente a esporre nella sua Bologna?

“Bologna significa ricominciare. Per me ha una grande importanza affettiva riproporre il mio lavoro in una città dove sono cresciuto e dove ho iniziato a dipingere, tanti anni fa. Mi rendo conto che non è una città allettante dal punto di vista dell’arte contemporanea, nè come luogo di produzione, nè come cassa di risonanza, come luogo di promozione o di diffusione. Ma è pur sempre la città in Italia che io sento più mia”.

Un buon punto di partenza per riprendere l’avventura d’artista. Darà fastidio a qualcuno?

“A volte penso che dovrei essere io ad avercela con qualcuno, per come sono andate le cose. A Bologna ho tantissimi amici e anche parecchi estimatori. Per il resto non ho ricevuto attacchi da parte di nessuno, anche se mi sono giunte voci di qualche nell’ambiente artistico qualcuno si è mosso per ostacolare una mia eventuale mostra a Bologna”.

Inaugurerà la sua personale esattamente nel weekend di Arte e Fiera, è una provocazione?

“Una provocazione ma anche un caso. Mi avevano promesso di farmi esporre in ArtCity, la manifestazione di Arte e Fiera distribuita in spazi del centro. Poi, non so. Hanno ritirato l’offerta ed io espongo in questo spazio bellissimo di un amico, uno dei più grandi restauratori d’Italia, Camillo Tarozzi, in via del Pratello e una mia giovane amica ha preparato per la vernice una performance che sarà una sorpresa anche per me, ispirata ai miei lavori su tela”. (Il Fatto Quotidiano)