Quando la leghista Dal Lago voleva trasformare i capannoni in bordelli

di Elisa D'Alto
Pubblicato il 30 Maggio 2012 - 09:45 OLTRE 6 MESI FA

Manuela Dal Lago (Foto Lapresse)

MODENA – “Capannoni chiusi”. Ovvero una inaspettata variante delle case chiuse proposta, anni fa, dalla leghista Manuela Dal Lago. L’episodio, dimenticato, viene raccontato dal Corriere della Sera. Prima che il terremoto dell’Emilia Romagna desse una connotazione tragica a queste strutture industriali, la leghista Dal Lago (uno dei tre triumviri della Lega dopo le dimissioni di Bossi) aveva pensato a un progetto di riconversione. In effetti di capannoni ce n’è troppi al Nord. Una legge del 2001 dell’allora ministro Tremonti dava incentivi fiscali agli imprenditori che reinvestivano utili in “beni strumentali”. Ovvero, capannoni. Ne sorsero parecchi in quella che fu una sorta di “bolla del capannone”. Troppi, infatti oggi ce ne sono molti vuoti.

Ed ecco che, anni fa, la Dal Lago avanzò la proposta per ridare vita a queste strutture: “Vista la crisi in corso potrebbero essere riadattati per la vendita del sesso. Permetterebbero controlli contro i magnaccia, controlli sanitari, e pure il pagamento delle tasse”. Ma si sa, le case chiuse sono vietate in Italia da quel dì. E, a quanto pare, non venne fatta una deroga nemmeno per i “capannoni chiusi”.