Cinquemila litri di liquami fognari: pena sospesa per gli inquinatori della Grotta azzurra

Lo scorso 18 agosto avevano scaricato rifiuti fognari in una delle insenature naturali più belle del mondo. Ieri il tribunale d’appello di Napoli ha ridotto la pena stabilita in primo grado e revocato gli arresti

Salvatore Guerriero e Salvatore Criscuolo, gli operai di Castellammare di Stabia condannati a due anni e sei mesi per aver scaricato cinquemila litri di liquami nelle acque della Grotta azzurra di Capri, hanno ottenuto una sospensione della pena.

La quarta sezione della Corte d’appello di Napoli ha deciso ieri di ridurre la condanna di primo grado e procedere alla revoca degli arresti. Fondamentale l’ammissione di colpevolezza da parte dei due imputati che, durante il processo, hanno riconosciuto le proprie responsabilità e confessato di aver svuotato l’autobotte in mare a causa del guasto della pompa aspirante.

Prima dell’arresto Guerriero e Criscuolo lavoravano per una ditta di Bagni di Pozzano, frazione di Castellammare, che raccoglie gli scarichi dei pozzi neri di alberghi e abitazioni della zona non collegati alla rete fognaria. Un servizio da 1.600 euro a carico.

Lo scorso 18 agosto avevano parcheggiato l’autobotte in un’insenatura vicino alla Grotta azzurra e attraverso un tubo di gomma avevano versato in mare tutto il contenuto. Colti sul fatto dai carabinieri di Anacapri gli operai erano stati giudicati per direttissima e condannati a due anni e sei mesi per il reato di «deturpamento di bellezze naturali e illecito smaltimento di rifiuti fognari in zona sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico».

Ieri il tribunale d’appello ha firmato la scarcerazione dei due, che stavano scontando la pena ai domiciliari. Confermata, invece, la multa di 100.000 euro di risarcimento ai comuni di Capri e Anacapri, che nel processo si sono costituiti parte civile.

* Scuola di Giornalismo Luiss

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