ROMA – Coronavirus, fila lunga e lenta per l’uscita, l’uscita dal blocco. Fila per ora immobile, nessuno della fila fa un passetto avanti. Fino a Pasqua e anche un po’ dopo Pasqua non si muove proprio nessuno verso l’uscita. Comunque la fila va formandosi, secondo logica, necessità,e… speranza.
Prime nella fila per uscire sono le fabbriche, gli stabilimenti, le aziende che, ora chiuse, non producono. Parabola dello pneumatico: cibo arriva su ruote gommate, fabbrica chiusa pneumatici non ne fa, camioncino buca gomma, prima volta che succede cambia gomma, gomma nuova di scorta o in magazzino, seconda volta che succede scorta finita, magazzino vuoto, camioncino fermo e cibo pure fermo, se fabbrica non riapre e non produce altri pneumatici. Coronavirus permettendo e anche un po’ forzando su sicurezza e prevenzione, a fine aprile le fabbriche chiuse si avvieranno verso l’uscita dal lockdown produttivo. Non fosse altro che per sopravvivenza del paese.
Poi, contagio permettendo, la seconda nella fila per uscire è la passeggiata. In un giorno di maggio inoltrato dovrebbe tornare libera la passeggiata, l’uscire di casa non contingentato nel tempo e limitato negli obiettivi. Passeggiata, niente di più. Niente di più perché terzi e quarti e ancora più indietro nella fila sono luoghi dove andavamo e dove invece non andremo per molto tempo.
Terzi in fila per uscire, forse e non prima di giugno, sono i negozi. Negozi dove a giugno andremo con mascherina e guanti. Negozi per comprare magari una maglietta o due piatti. Negozi a giugno, anche perché ,se non giugno, finisce che molti, troppi, non riaprono più.
Ultimi ma proprio ultimi della fila sono i bar, i ristoranti, i cinema, i teatri, gli stadi…Tutti i luoghi dove si sta in massa sono gli ultimi nella fila per uscire: luglio, agosto?
Scuole? Per ora neanche in fila, al prossimo giro: a settembre.
Avvertenza: questo calendario non è ottimista né pessimista, è il calendario plausibile sulla base dei dati dell’epidemia e sulla base della sopportabilità sociale del blackdown (nessuno ne ha mai testato i limiti ma esistono, eccome se esistono). Calendario che può subire varianti, più nelle modalità che nelle scadenze.
Prima variante: nel Centro Sud coronavirus oggi c’è relativamente poco. Se resta molto bassa l’epidemia nel Centro Sud e invece al Nord contagio continuasse a imperversare, allora si dovrebbe ricorrere a blocco più severo alNord, a separazione, distanziamento rigidi tra Nord e resto d’Italia (modello Hubei-resto della Cina).
Seconda variante: contagio resta sostenuto (anche se cala) in Nord Italia e cresce al Centro e al Sud (anche se non fa strage). Allora forse andrà tirata fuori una fila per l’uscita da casa basata su anagrafe: fuori sotto una certa età, dentro casa sopra una certa età. Perché dentro casa tutti fino a settembre non si può.
Poi, durante e dopo l’estate e per tutto l’anno e per un bel po’ di 2021, fino a che vaccino e vaccinazione di massa non saranno, con coronavirus dovremo convivere. Avremo moltiplicato le terapie intensive, aumentati gli ospedali, probabilmente trovato farmaci che aiutano e un po’ curano, avremo preso l’abitudine ed evitare folle e a portare guanti e mascherine, avremo ridotto la quantità e la letalità del contagio. A quel punto con coronavirus dovremo per forza di cosa convivere per almeno un po’, un bel po’, fino a vaccino e vaccinazione. E convivere vorrà dire che si ammaleranno molti di meno, guariranno molti di più, moriranno relativamente pochi e comunque cure e terapia (intensiva) ci saranno per tutti.
Ma coronavirus non sarà scomparso dalla faccia della Terra quando avremo, in fila lenta e lunga, imboccato tutti l’uscita che porta fuori di casa.