Crollo ponte Morandi, Procura: “Non ci sono indagati, prima le cause”. Il giallo del carroponte

Ponte Morandi, no indagati ma prima cause del crollo. Giallo sul carroponte
Crollo ponte Morandi, Procura: “Non ci sono indagati”. Ditta smentisce carroponte come causa

GENOVA – Nessun indagato al momento per il disastro del crollo del ponte Morandi a Genova. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] La Procura lo ha dichiarato il 20 agosto, sottolineando che è ancora “troppo presto per parlare delle cause”. E intanto dalla ditta Weico di Velturno arriva la smentita secondo cui il peso del carroponte possa aver provocato il crollo: “Non può aver contribuito al cedimento del ponte Morandi, non era ancora stato installato”.

La Procura di Genova dunque lavora per stabilire le cause di quanto accaduto e Francesco Cozzi, procuratore capo, spiega che al momento è ancora presto per stabilire le responsabilità ed eventuali indagati: “E’ troppo presto per parlare delle cause. Un incidente probatorio si farà quando la scena dell’ indagine penale sarà abbastanza delimitata, quando le possibili cause saranno più delineate. Certamente va fatto in tempi ragionevoli, ma non dall’oggi al domani. Una giustizia che decidesse dall’oggi al domani sarebbe inquietante”.

E ha aggiunto: “Penso che i video che si potranno acquisire potranno essere alquanto utili. Dal primo momento gli organi investigativi si sono attivati per acquisire video o altre immagini che in qualche modo documentino il crollo del ponte. Abbiamo fatto anche un appello. Non corrisponde al vero l’affermazione che ci saremmo accontentati di una versione singola dei video di Autostrade”.

Le cause, dunque: quelle meccaniche, soprattutto. Esclusi i fulmini e altre ipotesi di fantasia, esclusa forse la pioggia battente (quel giorno, in 5 minuti sono caduti 12 mm d’acqua), resta da capire cosa abbia causato il crollo. Alcune ipotesi. I cavi degli stralli che il Politecnico di Milano segnalava con un ‘lento trend di degrado’ con una ‘riduzione d’area totale del 10-20%’, oppure un carico eccessivo ‘sugli altri elementi strutturali del viadotto che hanno evidenziato lesioni, presenza di umidità, fenomeni di distacchi, dilavamenti, efflorescenze, fenomeni di ossidazione e ammaloramenti in genere’.

Ecco dunque che arriva il giallo del carroponte che, secondo gli inquirenti, avrebbe potuto caricare ulteriormente una soletta già ridotta male. Prima teoria: il piano stradale si è ritorto, innescando un sovraccarico dello strallo che, proprio perché in cattive condizioni, non ha sopportato il peso e si è strappato determinando il crollo. Seconda teoria, lo strallo ha ceduto per il peso della soletta sovraccaricata dal macchinario e ha innescato il cedimento.

Una eventualità smentita da Hubert Weissteiner, direttore della Weico di Velturno, la ditta che stava lavorando sul ponte Morandi, che ha spiegato: “Stavamo lavorando all’installazione di binari sui quali avrebbe dovuto scorrere il carroponte che però non è mai entrato in funzione. Il carroponte, che comunque non è mai entrato in funzione, non avrebbe aumentato il peso più di tanto, visto che pesa meno di un camion”.

Wessteiner ha poi aggiunto che una volta installato, il mezzo avrebbe permesso agli operai di raggiungere le parti del ponte da ristrutturare: “Per predisporre i binari che avrebbero dovuto sostenere il carroponte lavoravamo di notte con un by-bridge, perché di giorno c’era troppo traffico. Una volta installato il carro ponte, che avrebbe permesso agli operai di raggiungere le parti del ponte da ristrutturare, i lavori avrebbero potuto proseguire anche di giorno. Con i lavori eravamo ad un buon punto e avremmo finito fra uno o due mesi. In media ogni notte al lavoro c’erano 4-5 dei nostri operai. Comunque il carroponte ha un peso di circa 7 tonnellate, se si pensa che un tir in media pesa attorno alle 40 tonnellate si tratta di un peso di 4 o 5 volte minore”.

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