Cucchi, consulente: "Sottovalutato l'aspetto delle lesioni dai periti"

Pubblicato il 5 Aprile 2012 - 19:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Insieme con il professore Remo Orsetti, davanti la III Corte d'assise di Roma nell'ambito del processo per la morte di Stefano Cucchi sono stati sentiti altri consulenti della difesa. Punto focale per tutti: stabilire la causa della morte del giovane romano avvenuta in ospedale il 22 ottobre 2009 una settimana dopo il suo arresto per droga.

''C'e' stata una sottovalutazione o svalutazione dell'aspetto delle lesioni da parte dei consulenti della procura – ha detto Natale Mario Di Luca, ordinario di medicina legale della Sapienza – Sulla causa della morte, sono teoricamente proponibili tutte le tesi dei consulenti, non ci sono evidenze tali per far propendere per l'una o l'altra causa. Stabilire se fu una morte improvvisa o meno mi pare una questione priva di senso. Sicuramente fu una morte inattesa, non prevedibile''.

E Giorgio Bolino, medico legale della Sapienza, ha precisato che ''il decesso di Cucchi va ascritto a una morte imprevedibile da causa cardiaca, una morte 'naturale' e 'non violenta', una morte che si sarebbe potuta verificare in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo'', sostenendo che ''mai nella documentazione sanitaria e' stata indicata una situazione di concreto, imminente e grave pericolo per la sua vita''.

Ultimo testimone di oggi, un istruttore della palestra frequentata da Cucchi. ''Nel settembre 2009 lo vedevo un po' esile – ha detto – pesava sotto i 50 chilogrammi. Gli consigliai di interrompere gli allenamenti di kick boxing e di tonificare di piu' la sua corporatura con la sala pesi e una corretta alimentazione. Ricordo che il titolare della palestra decise di contattare il medico che aveva rilasciato il certificato di idoneita'; rispose che quel certificato era valido e che quindi Cucchi poteva praticare attivita' di palestra''.