Daniele Piampaschet assolto: suo romanzo anticipò delitto ma non è l’assassino

di redazione Blitz
Pubblicato il 4 Luglio 2014 - 23:48 OLTRE 6 MESI FA
La ragazza uccisa e Piampaschet

La ragazza uccisa e Piampaschet

TORINO – Una prostituta uccisa a coltellate e gettata nel Po una sera di novembre del 2011. Uno scrittore, suo amante, che in casa teneva un racconto inquietante: la storia d’amore tra un uomo e una prostituta che poi finiva uccisa. Ma a due anni di distanza dall’omicidio della ventenne nigeriana Anthonia Egbuna, il giudice ha assolto Daniele Ughetto Piampaschet.

Nessuno degli indizi raccolti dall’accusa,dimostra che ad uccidere Anthonia sia stato Piampaschet. Lo scrivono nelle motivazioni della sentenza i giudici della corte d’assise di Torino che lo scorso aprile hanno assolto l’aspirante scrittore di Giaveno dall’accusa di omicidio. Secondo i giudici, inoltre, gli accertamenti non sono stati effettuati a 360 gradi.

Per i giudici i romanzi di Ughetto Piampaschet, assolto per non aver commesso il fatto dopo che il pm Vito Destito aveva chiesto l’ergastolo, sono “fortemente suggestivi della sua colpevolezza”, ma “sono e restano la manifestazione dell’estro letterario del loro autore“. Tanto più che se fossero una confessione extraprocessuale, risulterebbe “alquanto strano” – sempre secondo i giudici – che l’assassino li conservi. Non c’è dubbio, per i giudici, che il ritrovamento degli scritti “abbia condizionato le indagini condotte e protratte ab initio in un’unica direzione, a senso unico”. Al contrario, scrivono nelle motivazioni della sentenza, “sarebbe stato opportuno indagare nell’ambiente stesso della prostituzione, indagare le maman, gli uomini che ruotano intorno a esse. Nulla di tutto questo”.

I giudici ribaltano anche la prova delle tracce di sangue. Le macchie ritrovate sull’auto dell’imputato assolto “ben difficilmente sono riferibili all’accoltellamento della vittima”, e “non si esclude che si tratti di sangue mestruale rilasciato dalla vittima durante un rapporto sessuale con l’imputato”. Che, per altro, “il 28 novembre 2011 (data presunta dell’omicidio, ndr) si recò a Torino non con la Punto, che era in riparazione, ma con la 500, che non riporta tracce ematiche”. I tempi in cui si sarebbe dovuto consumare l’omicidio, infine, “sono troppo stretti”. “Appare strano, inoltre, che l’imputato – concludono i giudici – abbia potuto accoltellare la donna e gettarne il cadavere nel fiume senza che nessuno abbia visto nulla”.